Petitot: costume greco senza cornice

Petitot: costume greco senza cornice

Ennemond-Alexandre Petitot

(Lione 1727-Marore, Parma 1801)

Grenadier à la Grecque

1771

Penna a inchiostro grigio acquerellato su carta, mm 315 x 250, entro cornice parmense coeva

Provenienza: Parma, collezione privata

La celebre serie della Mascarade à la Grecque, incisa all’acquaforte da Benigno Bossi su disegno di Ennemond Alexandre Petitot e dedicata al primo ministro di Parma Guillaume-Lèon Du Tillot, è considerata una delle più emblematiche testimonianze del goût grec. Affermatosi inizialmente a Parigi in reazione al rococò, il nuovo gusto preludeva alla più generale riforma classicista, destinata a imporsi ovunque nella seconda metà del Settecento.

Un felice e poi celebre intervento di Friedrich Melchior Grimm sulla “Correspondance littéraire” del 1763 aveva salutato l’innovazione, che permeava ormai ogni aspetto dell’arte e del vivere sociale, come preferibile al rococò. Ma non aveva mancato di sottolineare quegli eccessi della moda che sconfinavano nel ridicolo:

“depuis quelques années on a recherché les ornements et les formes antiques ; le goût y a gagné considérablement, et la mode est devenue si générale que tout se fait aujourd’hui à la grecque. La décoration extérieure et intérieure des bâtiments, les meubles, les étoffes, les bijoux de toute espèce… tout est aujourd’hui à Paris à la grecque. Ce goût a passé de l’architecture dans les boutiques de nos marchandes de mode ; nos dames son coiffées à la grecque nos petits-maîtres se croiraient déshonorés de porter une boîte qui ne fût point à la grecque…”

Proprio i costumi per le mascherate apparivano a Grimm come le migliori manifestazioni dello stile alla greca, ad esempio quelli ideati e incisi da Louis Carrogis de Carmontelle che avevano immediatamente inaugurato un filone, non sempre all’altezza di quel precedente:

“M. de Carmontelle, lecteur de M. le duc de Chartres, qui dessine avec beaucoup d’esprit et de goût, a voulu se moquer un peu de la fureur du goût grec en publiant un project d’habillement d’homme et de femme, dont les pièces sont imitées d’après les ornements que l’architecture grecque emploie le plus commodément dans la décoration des édifices. Ces deux petites estampes auraient pu fournir l’idée d’une mascarade pour les bals du carnaval. C’est une très bonne plaisanterie qui a été copiée tout de suite par des singes qui ne savent que contrefaire ; ils ont publié un de suite d’habillements à la grecque, sans esprit et d’un goût détestable”.

Una serie di queste incisioni era stata inviata in quello stesso 1763 all’Infante-duca di Parma Ferdinando di Borbone dal conte di Caylus, sollecitando una nobile emulazione in quella corte così legata all’influenza della cultura e del gusto artistico francesi. Il grande architetto Petitot era allora non solo l’urbanista, il progettista di edifici, complessi decorativi e arredi di quella stagione illuminista del ducato, ma anche l’ideatore di apparati effimeri e celebrativi legati alle feste di corte. Ecco che dunque un’occasione estemporanea, una « plaisanterie de Société » fu l’occasione per l’artista per ideare nuovi costumi à la Grecque, affidandone la memoria a disegni a sanguigna conservati dal ministro riformista Du Tillot, che aveva probabilmente organizzato il divertimento, e più tardi, nel 1771, alle incisioni all’acquaforte ricavate da Benigno Bossi dai disegni di Petitot dedicate proprio a quel mecenate nell’anno della sua caduta politica.

Come appare indicare il disegno che qui si presenta, le incisioni dovevano evidentemente derivare da una seconda serie di disegni a penna e acquerello, che prevedevano, a differenza delle sanguigne, la definizione esatta delle forme e del partito luministico. Il foglio Grenadier à la Grecque, pienamente espressione dello stile di Petitot nella tecnica del disegno a penna, va dunque considerato come il disegno autografo preparatorio per l’incisione di Bossi, che recava prima di essere riquadrato anche il titolo sottostante, del quale si intravedono ancora le sommità delle abbondanti grazie del carattere.

Durante gli anni da pensionnaire a Roma, Petitot aveva collaborato con Joseph-Marie Vien e gli allievi dell’Accademia di Francia a Palazzo Mancini alla celebre e grandiosa Caravane du Sultan à la Mecque, sfilata nel 1748 al Corso riscuotendo un immenso successo. Tra le testimonianze visive di quella mascherata, le incisioni di Vien e i disegni della sua scuola, compare lo stesso Petitot, travestito di volta in volta da Capo degli eremiti e Capo degli indiani, con turbante e scimitarra.

Dopo quel precedente, nella nuova Mascarade à la Grecque, l’autore con una divertita ironia aggiungeva anche il proprio bizzarro autoritratto alla serie di otto costumi, equamente divisi tra maschili e femminili, nei quali erano rappresentati anche i diversi ceti sociali, il clero (il Monaco e la Sacerdotessa), l’esercito (il Granatiere e la Vivandiera), la borghesia (lo Sposo e la Sposa) e il popolo (il Pastore e la Pastora) quelli egemoni, religioso e laico, e quelli subalterni, militare e civile. Mentre sembrava deridere l’eccentricità di questa utopia grecizzante, Petitot appariva a suo agio nell’immaginare ricombinazioni di frammenti ed elementi architettonici classici, ingegnosamente giustapposti secondo un gusto di matrice piranesiana, così come nella rilettura secondo una prospettiva illuminata della moderna società e della sua economia, allora in forte rinnovamento, tra tecniche, arti e mestieri. Soprattutto nell’Autoritratto, questo sguardo divertito, ma allo stesso tempo partecipe, insinuava messaggi iniziatici e massonici nel paludamento solenne e sacerdotale, nella simbologia solare ed egizia.

Stefano Grandesso

Bibliografia di riferimento: Roberto Tassi, Ennemond-Alexandre Petitot, in L’arte a Parma dai Farnese ai Borbone, catalogo della mostra, Parma, Palazzo della Pilotta, direttore Eugenio Riccomini, Parma 1979, pp. 249-261, 274; Christian Michel, in Feste Fontane Festoni a Parma nel Settecento. Progetti e decorazioni disegni e incisioni dell’architetto E. A. Petitot (1727-1801), catalogo della mostra (Roma, Parma, Lione) a cura di Paul Bedarida, Roma 1989, pp. 126-136; Giorgio Cusatelli, Petitot: quasi un illuminista, in Petitot un srtista del Settecento europeo a Parma, saggi a cura di Giorgio Cusatelli, catalogo di Giuseppe Cirillo, Parma 1997, pp. 10-20; Giuseppe Cirillo, Ennemond Alexandre Petitot. Lyon 1727-1801 Parma, Parma 2002; Alessandro Malinverni, in Guglielmo Du Tillot regista delle arti nell’età dei Lumi, catalogo della mostra (Parma, Fondazione Cariparma), a cura di Gianfranco Fiaccadori, Alessandro Malinverni, Carlo Mambriani, Parma 2012, pp. 128-129

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