Noci: profilo donna

Arturo Noci

Roma 1874-New York 1953 

Profilo di donna 

1916 

Pastello su carta da spolvero, cm 50 × 45 

Firmato e datato in alto a sinistra: “Arturo Noci 1916” 

Sul retro etichetta di esposizione: Galleria dell’Oca di Luisa Laureati, Roma.  

Provenienza: Roma, collezione privata 

Bibliografia: M. Fagiolo dell’Arco, P. Spadini, L. Djokic (ed. by), Arturo Noci: un pittore tra Roma e New York 1874-1953, Rome 1996, p. 106, no. 196; Manuel Carrera, Arturo Noci (1874-1953) tra Roma e New York. Dal divisionismo aristocratico al ritratto borghese, Roma 2016, p. 78, fig. 44.   

Nota: una fotografia d’epoca dell’opera è presente nel fondo fotografico dell’Archivio Arturo Noci (Roma).

Arturo Noci è ormai riconosciuto dagli studi come figura di assoluto rilievo del panorama dell’arte a Roma dei primi due decenni del Novecento. Il critico Ugo Ojetti, in una recensione dell’Esposizione di Belle Arti di Milano del 1906, dove l’artista presentava il nudo Riflessi d’oro (oggi nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna), sottolineava come Noci potesse allora considerarsi «il maggiore, se non l’unico ritrattista romano»1. Particolarmente apprezzato dall’aristocrazia internazionale e dal jet set del tempo – celebre il ritratto della diva del cinema muto Lyda Borelli (1914, collezione privata) – per la sua pittura moderna ed elegante, Arturo Noci ebbe una florida carriera di ritrattista che culminò con il suo trasferimento a New York nel 1923, dove per trent’anni poté contare sulle commissioni di facoltosi collezionisti dell’alta società.

Sebbene l’artista abbia realizzato importanti ritratti su commissione già agli esordi della sua carriera (si pensi al pastello Ritratto o Ritratto in giallo, esposto con successo alla Biennale di Venezia del 1905), la letteratura unanime associa l’affermazione del Noci ritrattista all’esperienza della “Secessione” romana. Quando i dissapori sorti con la “Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti” portarono un gruppo di artisti a volersi associare per esporre autonomamente in grandi mostre internazionali, dando così vita alla “Secessione”, Arturo Noci fu in prima linea e figurò fin dal principio nel Consiglio Direttivo. Senza dubbio, alla base dell’iniziativa vi era la volontà di svecchiare l’ambiente artistico della Capitale, ritenuto ormai eccessivamente provinciale. La ricerca di modernità da parte di Noci si mantenne tuttavia piuttosto moderata e, così come avveniva per molti dei suoi colleghi secessionisti, trovò compimento nell’approdo alla tecnica divisionista, in quel momento tornata di moda presso i pittori romani. Il tocco diviso veniva quindi impiegato perlopiù nella rappresentazione di scene di interni di sapore intimista e ritratti eleganti. A questa fase appartiene questo espressivo Ritratto di ragazza di profilo: non un ritratto su commissione, bensì un ispirato studio di figura per cui posò nell’atelier di Noci sito in via Margutta una delle sue modelle preferite. L’opera fa parte di una ricca serie di ritratti muliebri eseguiti a pastello, tutti caratterizzati da una resa rapida e d’effetto in cui zone compiute si alternano ad altre velocemente tratteggiate, e da un segno filamentoso che sembra riecheggiare i dipinti divisionisti eseguiti nello stesso periodo. Nel 1916, anno in cui Noci realizza il pastello in esame, la “Secessione” romana giunge alla sua quarta ed ultima esposizione a causa del conflitto mondiale. La cesura della Grande Guerra, tuttavia, non avrebbe intaccato l’attività dell’artista romano: al contrario, Noci prese a sperimentare formule visive più ardite, stimolate da una ritrovata creatività. Sono questi per il pittore gli anni di un’attenta riflessione sugli sviluppi dell’arte internazionale e in particolare quella tedesca, che si concretizza con una maggiore attenzione al disegno e una compiuta maturità artistica.

Manuel Carrera

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