Gaetano Forte -flautista

Gaetano Forte -flautistaGaetano Forte

(Salerno 1790 – Napoli 1871)

Ritratto di flautista

ca. 1813-1816

Olio su carta incollata su tela, 24 x 25,5 cm

Iscrizioni: sul telaio, a matita, “Cutolo”

Provenienza: Napoli, collezione privata; Roma, collezione privata

 

Il personaggio, ritratto a mezza figura ed intento a suonare un flauto traverso, è collocato in uno spazio chiuso da un fondo grigio scuro, ma ben intuibile, scandito dal tavolo su cui poggia lo spartito aperto, che sfonda il primo piano,  e dal volume della figura che vi affonda in obliquo, bilanciata in senso opposto dall’andamento della linea del flauto. L’uomo indossa un abito di panno nero dal colletto leggermente montante ed una cravatta bianca a doppio giro, annodata sul davanti.

Non sappiamo chi fosse l’ignoto flautista, né lo abbiamo individuato nei ritratti di vari maestri del primo Ottocento. La scritta “Cutolo”, posta sul telaio, non ci illumina in tal senso; essa risale al Novecento e, perciò, sembra riferibile piuttosto ad uno dei possessori del quadro, forse il noto professor Alessandro Cutolo (1899-1995) che aveva una piccola raccolta e che visse a Napoli, città da cui proviene il dipinto e dove il cognome è diffuso.

Una prima osservazione non stilistica ci permette di datare l’opera non oltre i primi due decenni del secolo XIX, anni a cui risalgono il taglio dell’abito e il tipo di cravatta, già in voga nel tardo Settecento, ed il modello del flauto, probabilmente in bosso, composto da quattro pezzi e con una sola chiave, quella su cui poggia il mignolo della mano destra del flautista. Queste tipologie saranno ben presto superate: quella dello strumento, già messa a punto nel secolo XVIII, subirà a partire dai primi dell’Ottocento sostanziali modifiche, come l’aggiunta di altre chiavi. Il flauto dipinto appare dunque di vecchio modello ed i rigonfi torniti in corrispondenza dei punti di raccordo fra i vari pezzi lo fanno ritenere di manifattura italiana. Infatti questa caratteristica è tipica dei flauti italiani fin dal Settecento e la ritroviamo di rado, e molto meno accentuata, negli strumenti francesi (Gatti 1997, pp. 270-280).

Gli elementi stilistici ci aiutano a precisare meglio la datazione e ad avvicinarci ad un’attribuzione sostenibile.  L’opera è espressione di quella cultura sviluppatasi dalla lezione di David e diffusa dai suoi seguaci, spesso sulla scia dei successi napoleonici. Credo che la si possa collocare in ambito napoletano dove vari pittori francesi lavorarono per la corte, fra gli altri Jean-Baptiste Wicar che, chiamato da Giuseppe I Bonaparte nel 1806, riformò statuti e didattica della preesistente Accademia borbonica, ripartendosene nel 1809. Suo allievo e, almeno una volta, collaboratore fu quel Gaetano Forte che ne ereditò il rigore disegnativo e la capacità di analizzare introspettivamente e nella realtà fisica i personaggi (Saccone 1980-1981, p. 197; Martorelli 2010, p. 236). Questi caratteri, propri della ritrattistica di Forte, appaiono nel nostro flautista, dal volto intensamente caratterizzato – si noti la capigliatura rada, a ciocche ricadenti, detta à coup de vent – e dall’espressione concentrata nell’esecuzione di un pezzo musicale non individuabile in quanto le note del pentagramma sono illeggibili e, forse, non furono mai riprodotte con precisione. Un confronto più puntuale si può fare col Ritratto di Domenico Chelli (Napoli, Museo di San Martino), databile al 1813, dove Forte coglie con intensità un’espressione transitoria e modella le forti mani con tocchi e striature di chiari e bruni, con esiti analoghi a quelli riscontrabili nel flautista. I due dipinti mi sembrano abbastanza vicini nel tempo, risalenti al periodo giovanile di Forte, ancora attento alle suggestioni del maestro Wicar.

Inconsuete per l’artista sono le piccole dimensioni dell’opera e la sua tecnica esecutiva, olio su carta, usata più frequentemente dai paesaggisti.

Renato Ruotolo

BIBLIOGRAFIA

Martorelli 2010

L. Martorelli, scheda 33, in Da Canova a Modigliani. Il volto dell’Ottocento, catalogo della mostra (Padova 2010-2011), a cura di F. Leone et alii, Venezia 2010, p. 236.

Saccone 1980-1981

M.R. Saccone, Gaetano Forte, in “Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Napoli”, XXIII, 1980-1981, pp. 191-212.

Gatti 1997

A. Gatti, a cura di, Museo degli strumenti musicali [di Milano], Milano 1997, pp. 270-280.

 

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