Francesco Olivucci

Forlì 1899 – 1985

Le scienze aeronautiche e navali e le tre arti, pittura, scultura e architettura, con l’autoritratto dell’artista (cartone preparatorio per l’affresco del palazzo della Prefettura di Forlì)

1937

Tempera e carboncino su cartone, 250 x 348 cm

Provenienza: eredi dell’artista

Bibliografia: Arte e vita in Italia tra le due guerre, catalogo della mostra, Forlì, Musei di San Domenico, a cura di Fernando Mazzocca, Cinisello Balsamo 2013, p. 185.

Cartone preparatorio per la porzione centrale dell’affresco Promulgazione della Carta del Lavoro eseguito come parte dell’imponente ciclo realizzato a partire dal 1937 e concluso entro il 1941 nel Salone d’onore della nuova sede della Prefettura di Forlì, in palazzo Piazza Paulucci. L’edificio, a partire dalla metà degli anni ’30, era stato sottoposto ad un profondo intervento di ristrutturazione, progettato dall’architetto Cesare Bazzani (1873-1939), che aveva interessato in particolare le superfici interne, per adeguarlo alla nuova funzione di palazzo governativo. Per ragioni ancora da accertare, poco dopo il completamento degli affreschi, già nel 1941, le autorità ne ordinano la rimozione. Oggi, nel Salone d’onore, l’opera di Olivucci non è più visibile e, allo stato attuale, non è possibile precisare quando sia stata coperta o distrutta.

Le “aspirazioni all’arte murale, all’affresco” – secondo la nota affermazione di Corrado Cagli – ben connotano l’attività di Francesco Olivucci, a partire dall’ultimo scorcio degli anni ’20. Commissioni pubbliche e private, tutte concentrate nell’area di Forlì – l’artista per una sorta di timidezza che non si trasforma in provincialismo non lascia praticamente mai la sua città natale, che del resto vantava una lunga tradizione culturale, particolarmente viva nei primi decenni del secolo scorso – sono l’occasione per sperimentarsi nella necessità del “ritorno al mestiere”, l’istanza, gridata a più voci a partire da Carrà e De Chirico, che sottende al corso principale della pittura italiana ed europea nel periodo tra le due guerre. Istanza invero profondamente sentita da Olivucci, come testimoniato ad esempio dai trattati sulla tecnica dell’encausto che aveva nello studio e dal ritrovamento degli innumerevoli studi preparatori realizzati per il ciclo di affreschi della Prefettura, dove possiamo osservare lo studio delle figure a nudo, viste anche nel dettaglio delle pose degli arti, quello dei panneggi e persino delle singole calzature.

Artista incline ai toni introspettivi e al colore sentimentale, nella grande dimensione della pittura murale Olivucci declina la sua sensibilità in coinvolgenti composizioni animate da un pervasivo umore, silente e sospeso. Le salde masse plastiche, la levigata morbidezza delle superfici, frutto, come abbiamo visto, di una ‘maniacale’ preparazione, delineano figure di un palpabile naturalismo che nel morbido modellato si accostano al tondo classicismo di Achille Funi. Il tratto qui però è più grafico e attenua in partiture più sintetiche i volumi lasciando cogliere, in particolare nelle mani larghe e piatte, un’eco delle forme primordiali sironiane.

Nel cartone, fedelmente riprodotto sulla parete, come indica la fotografia d’epoca, sono identificabili nelle tre figure sulla sinistra i rappresentanti delle scienze aeronautiche e navali. Il raffronto con la fotografia consente, in particolare, di individuare nella figura al centro con il braccio piegato e sollevato coperta da una tuta di volo e con una gamba stesa e una poggiata sul blocco di marmo, un pilota nel gesto di accompagnare con la mano un modellino di aereo in volo. Alle sue spalle, una figura vestita con la stessa tuta tiene tra le mani un traliccio, e con lo sguardo sembra seguire il volo del biplano rappresentato più in alto e visibile nella fotografia. Dalla posizione delle mani, la figura a sinistra è identificabile con quella di un timoniere, anche se l’oggetto circolare che ha davanti è un motore stellare (forse il motore radiale Alfa Romeo?) e non un timone. In basso l’apollinea figura con il torso nudo e le braccia aperte, come a simulare un volo, accompagna, nell’affresco finale, la presenza di una agile imbarcazione da guerra. Alla destra per chi guarda si legge ora per la prima volta nella sua interezza – grazie all’intervento realizzato in occasione della XXXII Biennale dell’Antiquariato di Firenze che ha riunito due parti del cartone tagliate, immaginiamo, dallo stesso artista (nell’avvicinare i due frammenti si è potuto constatare non solo che i bordi erano perfettamente accostabili, ma, addirittura, che i tagli provocati dai singoli colpi di forbice coincidevano) – la rappresentazione della Scultura, della Pittura e dell’Architettura, dove nella figura che rappresenta la Pittura è riconoscibile l’autoritratto del pittore.

Eugenio Costantini

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