Il pittore e incisore Alessandro Castelli nacque a Roma il primo gennaio 1809 e si formò con lo zio Simone Pomardi, dal quale apprese la tecnica dell’acquerello. Successivamente frequentò i corsi dell’Accademia di San Luca, esordendo con delle incisioni intitolate Studi di paesaggio. Indirizzatosi dunque alla pittura di paesaggio, il pittore espose nel 1836 e nel 1839 alle rassegne dell’Accademia di Berlino alcuni paesaggi raffiguranti rovine antiche, mentre all’esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti del 1846 presentò una Veduta della cattedrale di Cefalù, una Veduta di Cefalù e una Veduta dell’isola di Capri. Nel 1849 Castelli partecipò alla difesa della Repubblica Romana, dando inizio ad una convinta adesione alle istanze libertarie che lo costringeranno infine all’esilio in Inghilterra, in Francia e in Germania (1860-1870). All’inizio del sesto decennio del secolo il pittore prese a frequentare artisti tedeschi e americani in compagnia dei quali si recava nella campagna laziale per eseguire studi dal vero, escursioni alle quali talvolta presero parte anche pittori più giovani come Nino Costa e Vincenzo Cabianca. A Parigi il pittore espose ai Salon riscuotendo un discreto successo, tanto che Napoleone III volle conoscerlo personalmente ed acquistò due sue opere.

Nel 1874 Castelli venne nominato docente di paesaggio presso l’Accademia di San Luca, e fu tra i fondatori nel 1886 dell’associazione In Arte Libertas, della quale fu uno dei firmatari dello statuto redatto nel 1890. Colpito da cecità nel 1892, morì a Roma il 22 ottobre 1902.

Formatosi in ambiente classicista, dal quale assorbì l’interesse per l’architettura antica posta in un paesaggio accuratamente indagato e composto con equilibrato, con il tempo si fecero strada nell’arte del Castelli sibili di temperamenti romantici inclini ad accensioni pittoresche. Ne è un caso esemplare il dipinto rappresentante Il Monte Golgota (olio su tela, Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna), dai toni crepuscolari sordidamente rischiarati da un raggio di luce che ha quasi valore di premonizione simbolica. La Galleria Carlo Virgilio ha trattato un dipinto dalla rara valenza documentaria che raffigura Garibaldi accampato con i militi della Legione Italiana a Villa Doria-Pamphilij (olio su tela, 1849), esaltato dalla magistrale resa dei bagliori dei fuochi da campo sui tronchi degli alberi, che paiono accendersi contro il cielo burrascoso.

Anche quando il pittore si è occupato di tematiche più tipicamente classiche, il paesaggio è sempre stato trattato da protagonista indiscusso, come nella Morte di Plinio (olio su tela, 1880 ca., Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), presentato all’Esposizione di Belle Arti a Roma, dove la forza del mare in tempesta richiama l’estetica dagli accenti sublimi d William Turner.