descrizione mostra

descrizione mostraXavier Bueno

(Vera de Bidasoa 1915-Fiesole 1979)

Autoritratto

1947

Olio su tela su tavola, cm 45 x 34

Firmato e datato: Xavier Bueno 1947

 

Eseguito nel 1947, L’Autoritratto coincide perfettamente con l’idea di ‘realtà’ perseguita da Xavier Bueno, che lo porta nello stesso anno a dare vita, insieme al fratello più piccolo Antonio, Gregorio Sciltian e Pietro Annigoni, al gruppo dei Pittori Moderni della Realtà in un momento storico e culturale denso di nuovi fermenti culturali e di prese di posizione. In novembre a Milano nella Galleria de L’Illustrazione Italiana il pugnace manipolo esordisce lanciando nel catalogo una dichiarazione bellicosa: «(..)Non ci interessa né ci commuove una pittura cosiddetta ‘astratta’ e ‘pura’ che, figlia di una società in sfacelo, si è svuotata di qualsiasi contenuto umano ripiegandosi su sé stessa, nella vana speranza di trovare in sé la sua sostanza. Noi rinneghiamo tutta la pittura contemporanea dal postimpressionismo a oggi (…). Noi vogliamo una pittura morale nella sua più intima essenza, nel suo stile stesso, una pittura che in uno dei momenti più cupi della storia umana sia impregnata di quella fede nell’uomo e nei suoi destini, che fece la grandezza dell’arte nei tempi passati. Noi ricreiamo l’arte dell’illusione della realtà, eterno e antichissimo seme delle arti figurative.” Bueno come i suoi sodali (ai quali si uniscono altri tre artisti), non vuole prestarsi ad alcun ‘ritorno’ a una figurazione, seppure di qualità straordinaria, vissuta all’ombra del fascismo ma intende restituire alla Pittura il suo valore antico di mimesi e di legarla a categorie spirituali universali.
Un articolato e coerente percorso artistico è alla base della sua indagine.  Un peso importante sulla formazione del pittore lo ha avuto il padre Javier, giornalista e inviato di guerra per il quotidiano madrileno “ABC”, uomo di orientamenti socialisti e filosovietici, che alla metà degli anni venti, quando sale al potere Miguel Primo de Rivera, lascia definitivamente la Spagna e si stabilisce con la famiglia a Ginevra per dirigere la sezione spagnola del Bureau International du Travail legata alle Società delle Nazioni. È lui a trasmettere l’amore per la pittura al figlio; Xavier da parte sua entra, giovanissimo, in una cellula comunista. Nel 1936, poco più che ventenne, si trasferisce a Parigi, animato dalla propria vocazione artistica. Nella Ville Lumière invece di inseguire le chimere dell’École de Paris, si inoltra nel territorio poco frequentato della grande tradizione realista spagnola, da Zurbaran a Velazquez, fino a Goya, le proprie radici culturali che conferiscono alla sua pittura uno stile personale apprezzato dalla critica parigina. Guarda a pittori come Edouard Manet ed è folgorato da Guernica, il manifesto di Picasso contro la guerra, quando la loro terra diventa teatro di una sanguinosa guerra civile. Nel 1940 si rifugia a Firenze con la madre e il fratello Antonio, senza sapere che vi avrebbe trascorso il resto della vita.  Nella città toscana si inebria dell’arte rinascimentale, ma riflette anche sui pittori fiamminghi per la resa della luce e per il naturalismo magistrale.
Nella prima metà degli anni quaranta Bueno intensifica il sodalizio con il fratello, fatto di corrispondenze intellettuali e di reciproche influenze, tanto da comporre quadri a quattro mani, tra cui il Doppio Autoritratto nello studio (1944) e La carrozza (1942), caratterizzati da un simbolismo che lega le due composizioni. Nel 1947, raggiunta un’autonoma identità artistica, realizza l’Autoritratto oggetto di questo studio e uno di formato piccolissimo, conservato nelle Gallerie degli Uffizi a Firenze. In questo ultimo dipinto si raffigura mentre volge la testa verso lo spettatore, lo sguardo è distante ma nello stesso tempo assume un’espressione interrogativa. La testa è tra due fuochi di luce, uno proviene dalla finestra dietro di sé, l’altro ha origine a sinistra e svela il naturalismo del volto e l’enigma della visione. Una cornice di legno in basso trasforma il quadro in una sorta di finestra da cui l’uomo si affaccia sul reale; sulla stessa cornice pone un cartiglio dove scrive la sua firma e la data di esecuzione. L’altro Autoritratto ha una concezione compositiva complessa. Bueno è al cavalletto, il corpo in diagonale segna la profondità spaziale dello studio.  Guarda verso l’esterno del quadro, allo stesso modo del Ghirlandaio nell’Adorazione dei Magi nell’Ospedale degli Innocenti a Firenze, che in questo modo si dichiara l’autore dell’opera. Invece Bueno si sta osservando allo specchio, l’antico strumento d’atelier illusione di realtà, ma è soltanto una superficie virtuale da bucare per instaurare un dialogo silenzioso ma eloquente con lo spettatore. Nitido volume investito dalla luce, il pittore si staglia davanti alla parete di fondo, verticalmente definita da due cornici ai lati, un cartiglio con la firma e la data scritte dall’artista è inchiodato sulla parete, così il pittore raddoppia di nuovo sé stesso, come in certi autoritratti dechirichiani, diventando ‘ritratto’ e misura classica dello spazio del suo universo pittorico, moderna concezione dell’antonellesco San Girolamo nello studio.

Francesca Romana Morelli

 

Bibliografia:

Pittori moderni 1947

I pittori moderni della realtà, catalogo della mostra, 18 – 30 novembre 1947, galleria del L’Illustrazione Italiana

 

 

 

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