Gemito Vincenzo

Napoli 1852-1929

Testa di fanciullo, Piccolo Malatiello • 1870 ca.

Terracotta con leggera patina, 11.5 x 9 x 12 cm

Bibliografia di riferimento: Salvatore Di Giacomo, Vincenzo Gemito. La vita, l’opera, Napoli 1905; Ottavio Morisani, Vita di Gemito, Napoli 1936; Alfredo Schettini, Gemito, Milano 1944; Carlo Siviero, Gemito, Napoli 1953; Maria Simonetta De Marinis, Gemito, L’Aquila-Roma 1993; Denise Maria Pagano, Gemito, Electa Napoli 2009; Jean Loup Champion a cura di, Gemito, le sculpteur de l’âme napolitaine, Paris Musèes Parigi 2019

La piccola opera raffigurante il volto di un fanciullo addormentato può essere ricondotta alla mano di Vincenzo Gemito, in virtĂą di alcuni caratteri stilistici che emergono maggiormente nella zona centrale del viso. Il resto della testa, invece, risolto  in modo sbrigativo, induce a  pensare che si tratti di un  bozzetto preparatorio, realizzato dall’artista con l’intento di focalizzare la propria attenzione su un’espressione fugace del suo giovane modello, prima di confrontarsi  con l’opera definitiva. Ad avvalorare tale ipotesi concorrono le ridotte  dimensioni della testa, tali da permettere allo scultore di  tenerla agevolmente  tra le mani per delinearne con sveltezza  i caratteri di maggior interesse. La sua realizzazione è collocabile intorno al 1870, anno in cui Gemito inizia a lavorare nei locali del convento di Sant’Andrea delle Dame, in prossimitĂ  dell’Accademia, e riunisce intorno a sĂ© un piccolo gruppo di giovani artisti desiderosi di rinnovamento[1]. Come sostiene O. Morisani “L’opera di Gemito, in S. Andrea delle Dame, varia e feconda”  spazia  “dagli anonimi visi infantili al busto di Gustavo Marvasi…”[2]. Fino al 1872 Gemito realizza una serie di ritratti di bambini, noti come scugnizzi napoletani, che ne decretano il successo alle Promotrici di Belle Arti di quegli anni e sono oggi in gran parte conservati nelle raccolte del Museo di San Martino e della Collezione Intesa Sanpaolo – Gallerie D’Italia- di Napoli. Tuttavia, ancora in tempi recenti, da alcune collezioni private tornano alla luce diverse piccole teste di fanciulli a testimoniare l’intenso lavoro di ricerca compiuto da Gemito nell’ambito di questa tematica[3]. Come nel caso della Testa di giovane in cera rossa presentata per la prima volta alla recente mostra di Parigi del 2019 e, in seguito a Napoli nel 2020[4], dalla quale si evincono le stesse caratteristiche della testa di fanciullo in oggetto. Gemito ritrae i suoi giovani modelli con gli occhi semichiusi o con lo sguardo rivolto verso il basso, così come anche le labbra, caratterizzate dalla presenza di forti chiaroscuri che si ripresentano anche nelle profonde aperture delle narici. La capigliatura è trattata sommariamente e i dettagli si annullano progressivamente nelle zone periferiche del viso, fino a scomparire. In questo modo l’attenzione viene indirizzata sempre sull’espressione malinconica del giovane modello, colta in un momento improvviso e irripetibile. Tuttavia, la presenza di diversi bozzetti, realizzati in dimensioni  ridotte, come quello in esame, dimostra che l’atteggiamento dei fanciulli napoletani è stato espressamente studiato da Gemito e progressivamente perfezionato, avendo come punto di partenza la formidabile abilitĂ  dell’artista di cogliere un momento transitorio. La testa di fanciullo in oggetto potrebbe essere un primo studio  per il ritratto del Malatiello del 1870[5], appartenuto, insieme ad altri ritratti di fanciulli, alla collezione dei fratelli Rotondo, i quali furono i primi a raccogliere in modo organico le opere giovanili dello scultore. Secondo D. M. Pagano, in questa  serie di sculture “l’invenzione formale è molto alta e la capacitĂ  espressiva immediata. Ancora non sono evidenti i richiami classici che caratterizzano le opere posteriori, bensì affermano l’immediatezza e la visione poetica di una realtĂ  quotidiana ed esistenziale congeniale a Gemito”[6]. La Testa di fanciullo condivide con il Malatiello anche una patina leggera, ottenuta probabilmente con terra cruda e cemento sotto un leggero strato di cera. Questa tecnica caratterizza tutta la prima produzione geminiana e dona al modellato dei tratti vibranti e poetici.

Giancarlo Brocca

                                            

[1] J-L. Champion, Scugnizzi, in Gemito dalla scultura al Disegno, Electa Napoli 2020, p. 40

[2] Ottavio Morisani, Vita di Gemito, Napoli 1936, p.34

[3] Alcuni bozzetti di teste di bambini sono stati pubblicati in: Maria Simonetta De Marinis, Gemito, L’Aquila-Roma 1993, tavv. 104, 270, 271 quest’ultimo  presenta notevoli affinitĂ  con l’opera in oggetto.

[4] J-L. Champion a cura di, Gemito, le sculpteur de l’âme napolitaine, Paris Musèes Parigi 2019, p. 35

[5] Malatiello, 1870, terracotta, cm 38 x 16 x 22, Napoli, Museo di San Martino

[6] Denise Maria Pagano, Gemito, Electa Napoli 2009, p. 86

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