Enrico Tadolini - San Pio V

Enrico Tadolini - San Pio VEnrico Tadolini
(Roma 1884 – 1967)

San Pio V

Terracotta, cm 36,5 x 22,5 x 23

Firmato e datato sul verso: E. Tadolini 1933

“Con cuore aperto alla speranza, e con profonda fede, mi rivolgo al padre amorevole di noi tutti, perché mi venga un atto di benevolenza dalla Sua Giustizia […]. Tempo fa, allorché mi venne proposto di preparare un bozzetto, per il monumento che Boscomarengo desiderava innalzare a San Pio V accettai con il più vivo entusiasmo. Senza legare il mio committente, l’eminentissimo Cardinale Pio Boggiani, con impegni, mi recai a Boscomarengo, […] lavorai il bozzetto, disegni, ecc. Il lavoro […] piacque. Ma dopo si volle preferire una copia del monumento a San Pio V che trovasi a Santa Maria Maggiore”. Questo scrive Enrico Tadolini in una lettera inviata (peraltro senza esiti positivi) al Santo Padre nel 1936, chiedendo ragione del torto subito (lettera autografa di Enrico Tadolini del 26 marzo 1936, conservata presso lo studio Tadolini a Roma).
La terracotta qui esposta costituisce appunto il bozzetto per una grande statua da porre al centro della piazza principale di Boscomarengo in Piemonte (paese natale del pontefice Pio V), di cui – stando alle carte conservate presso lo studio Tadolini – l’artista sarebbe stato incaricato dal cardinale Pio Boggiani nel 1932. L’opera, mai realizzata, si sarebbe dovuta eseguire in bronzo dorato per un costo di 50.000 lire. La spinosa vicenda coinvolse le autorità pontificie e il podestà del paese, ma, in assenza di un contratto, si concluse nel 1936 a tutto svantaggio dell’artista, alla cui opera si preferì un semplice calco bronzeo della statua raffigurante il pontefice collocata in Santa Maria Maggiore a Roma.

Ultimo esponente di una dinastia di scultori la cui attività romana era iniziata (protraendosi ininterrotta per tutto il XIX secolo) nel 1814, con l’arrivo nella capitale pontificia del capostipite Adamo (Bologna 1788 – Roma 1868) in qualità di pensionato dell’Accademia Clementina di Bologna (Tadolini 1963, p.449), Enrico si formò nell’atelier di Eugenio Maccagnani, aprendosi così al verismo di derivazione ottocentesca.

Entrato in contatto con il simbolismo di Bistolfi e Canonica, di cui è espressione la statua delDolore per la tomba della famiglia Mauri al Campo Verano di Roma (1915), Tadolini elaborò una sua particolare cifra stilistica fondata su un classicismo sintetico e idealizzante. Rientrato a Roma nel 1925 dopo un soggiorno a Lima, l’artista trascorse “anni privo di lavoro […], escluso da ogni manifestazione e partecipazione ai lavori scultorei” per “gli intrighi fascisti nell’arte” (appunti dattiloscritti di Enrico Tadolini citati in Hufschmidt 1996, p.80), riuscendo comunque ad ottenere ancora importanti commissioni quali la statua colossale della Santa Francesca Saverio Cabrini per la Basilica Vaticana (1947) e il Monumento sepolcrale al cardina – le Gasparri per San Giovanni in Laterano.

La terra qui esposta (di cui presso lo studio Tadolini esiste una variante in gesso patinato alta circa 90 centimetri) mostra l’interesse rivolto dallo scultore al filone classicista della plastica romana del XVII secolo (nello specifico ilMonumento sepolcrale a Leone XI realizzato per la Basilica Vaticana da Alessandro Algardi) che, insieme allo studio di Donatello e della scultura toscana del Quattrocento, rappresenta il riferimento culturale e artistico su cui si fonda tutta la produzione dell’artista.

Francesco Leone

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