Orest Kiprenskij - Ritratto del dottor Lorenzo Maza di Furnari, 1829

Orest Kiprenskij - Ritratto del dottor Lorenzo Maza di Furnari, 1829

OPERA VENDUTA

 

Orest Kiprenskij
Kopor’e, Russia 1782 – Roma 1836

Ritratto del dottor Lorenzo Maza di Furnari, 1829

Carboncino nero su carta, mm 332 x 244

Firmato e datato sull’angolo inferiore destro: “Oreste Kiprensky 1829”
Scritta autografa sul verso:“Dr. Lorenzo Maza di Furnari nato li 2 9bre 1786 fatto in Napoli li 29 Maggio 1829 O K”

In questo magistrale saggio della ritrattistica di Kiprenskij, eseguito a Napoli all’inizio del secondo soggiorno italiano, la figura è tracciata rapidamente ma senza trascurare la fedeltà realistica alla fisionomia, ai tratti caratteristici dell’attitudine, che forse hanno dettato l’impaginazione della posa, e soprattutto ai dati psicologici di un’espressionesottilmente calibrata tra la cordialità del sorriso e la profondità di uno sguardo disincantato.

Fin dagli esordi dell’artista i suoi ritratti di piccolo formato a carboncino, eseguiti rapidamente in una o due sedute, avevano goduto di grande popolarità nei circoli aristocratici russi, venendo documentati più tardi anche in Italia (Ritratto dell’abate Sartori Canova, 1818, San Pietroburgo, Museo Russo di Stato).

Al tempo stesso Kiprenskij realizzava impegnativi dipinti a olio, raffiguranti influenti personaggi della corte o membri della famiglia imperiale presso la quale fu anche insegnante di disegno, impartendo lezioni sia alla granduchessa Ekaterina Pavlovna, sorella di Alessandro I, che al futuro zar Nicola I (Goldovskij, Petrova, Poppi 1990, pp. 6 ss; Petrova 2005).
L’artista era nato servo della gleba ma era stato affrancato dal suo padrone. Il cognome d’invenzione con cui è stato poi ricordato era stato ideato dal padre, che aveva voluto evocare il fiore di Cipreo, diffuso nelle terre in cui era nato, e adottato per l’ingresso in Accademia nel 1788, dove erano esclusi allievi della sua estrazione sociale. Apprezzato per le sue doti,aveva goduto di una borsa di studio in accademia e sostenuto tra il 1806 e il 1816 da un pensionato elargitogli direttamente dall’imperatrice Elizaveta Alekseevna.

Dopo la fine delle guerre europee l’artista poteva partire alla volta agognata dell’Italia, dove si stabiliva tra il 1816 e il 1822 e di nuovo tra il 1828 e la morte, attrattovi non solo dai capolavori artistici e dall’ammirazione per le qualità morali e spirituali del suo popolo, ma anche dalla passione per la giovanissima modella Mariuccia, di cui curava a distanza l’educazione, affidata alla protezione del cardinale Consalvi, e che sposava infine nel 1836. In Italia Kiprenskij metteva a punto, al pari di Robert, Navez o Schnetz, una pittura di genere non aneddotica o semplicemente di costume, ma nobilmente elevata per dignità morale e figurativa, a cominciare dal neosecentesco Giovane giardiniere del 1817 (San Pietroburgo, Museo Russo di Stato), fino ai capolavori della maturità, come i Bambini napoletani (1829, Napoli, Museo di Palazzo Reale) e i Lettori di giornali a Napoli (1831, Galleria Statale Tret’jakov, Mosca).

Bibliografia: inedito.

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