Medardo Rosso

(Torino 1858 – Milano 1928)

Birichino o Gavroche;

1887-88;

bronzo, altezza 29,7 cm, avvitato con una piattina, fusa con la scultura, su una base costituita dal frammento rielaborato di un antico basamento di recupero in marmo di breccia, altezza 13,8 cm.

Sotto la base sono incollate due vecchie etichette, una rettangolare a destra, 45 x 64 mm, con la il timbro a inchiostro rosso della Collezione Lorenzin, in diagonale: Collezione / Romano Lorenzin / Milano, e soprascritto a mano, a inchiostro blu: Medardo Rosso / “Birichino’ / già Collezione Angelo Sommaruga; l’altra precedente, circolare, diametro 22 mm, più consunta, nell’angolo a sinistra, della Collezione Sommaruga, con la scritta a mano, a caratteri maiuscoli: ROSSO / 1 (questo numero è scarsamente leggibile e potrebbe essere altrimenti interpretato).

Fonti e documenti: nessuno

Provenienza: collezione Angelo Sommaruga, Milano/Parigi; collezione Romano Lorenzin, Milano; eredi Lorenzin, Brescia; collezione privata

Stato di conservazione: ottimo

Bibliografia dell’esemplare: nessuna

 

Per una bibliografia generale del Birichino o Gavroche, la datazione del primo esemplare al 1882, i numerosi titoli, la vicenda storico-critica e il trasferimento della scultura in fotografia si veda P.Mola, I. L’opera e la serie, in P.Mola, F.Vittucci, Medardo Rosso. Catalogo ragionato della scultura, Skira, Milano, 2009, pp. 58-65, con bibliografia precedente; per gli esemplari documentati dalle fonti si veda ivi, F.Vittucci, II. Catalogo delle sculture documentate, pp. 227-233, con bibliografia precedente; per gli esemplari originali non documentati dalle fonti si veda ivi, P.Mola, III. Per un catalogo delle sculture non documentate, pp.350-351, III.2a. – III.2e., con bibliografia precedente; per le fusioni di Francesco, figlio di Medardo Rosso, si veda ivi, P.Mola, IV. Le fusioni di Francesco Rosso, p.362, IV.1., con bibliografia precedente.

 

Avendo esaminato l’opera dal vivo, dall’esame delle fonti, dal confronto con altre fusioni originali del Birichino e dal vaglio della letteratura, si rileva quanto segue.

– Il modellato dell’opera, scabro e antigrazioso, corrisponde appieno alla rara qualitĂ  dei bronzi originali di Rosso.

– Corrispondono agli originali la ricchezza e sprezzatura della forma sul volto come sul berretto, e in particolare le fattezze delle orecchie, del mento e della camicia.

– Corrisponde alla prassi di Rosso l’aggancio dell’opera alla base con una piattina ribattuta, una vite e un bullone.

– Corrisponde alla prassi di Rosso la finitura accidentale e quasi tagliente dei bordi lungo il perimetro della camicia.

– Corrisponde alla maniera degli originali di Rosso la patinatura opaca.

– Corrisponde alla maestria di Rosso il mantenimento, in alcune zone, della terra di fusione così da arricchire la patinatura di inserti cromatici piĂą chiari e variopinti, contemporaneamente insistendo sulla scabrositĂ  del materiale.

– La base in breccia risulta coeva e esteticamente parte integrante della scultura, simile ad alcune altre basi del periodo milanese prima della partenza per Parigi nel 1889 quando Rosso utilizzava frammenti di piĂą antichi basamenti, o lacerti di modanature architettoniche, a complemento della propria opera, in un vero e proprio assemblaggio. Precisiamo che la base risulta tagliata e riadattata dall’artista stesso.

 

Conclusioni

Per quanto esposto sopra, ed altre meno evidenti ma non meno significative ragioni, riteniamo questo bronzo una fusione originale personalmente eseguita da Medardo Rosso, da ascrivere al periodo milanese, intorno al 1887-1888, prima della partenza per Parigi nel giugno 1889.

Le etichette ancora conservate sotto la base della scultura attestano le importanti collezioni di provenienza: l’acquisto diretto da parte del leggendario editore, collezionista e mercante Angelo Sommaruga (Milano, 1857-1941), che frequentava Rosso sin dagli anni milanesi, e poi il passaggio nella famosa collezione di Romano Lorenzin (Pola 1916 – Milano 1976), acquirente anche di un cospicuo numero di disegni di Rosso dalla collezione Sommaruga, (sulla figura di Sommaruga e alcuni suoi disegni di Rosso si veda, P.Mola, Rosso. Opere scelte/ Rosso. Selected works, Skira, Milano 2011, pp. 42-51).

Oltre l’importanza della provenienza si sottolinea la rarità di questo bronzo, per l’ottimo e raro stato di conservazione, esente da maldestre puliture che hanno purtroppo, in altri esemplari originali, eliminato i residui di terra refrattaria volutamente lasciati da Rosso come parte integrante e fondamentale dell’impianto chiaroscurale, cromatico e materico di molte sue opere. Si raccomanda di mantenere l’opera allo stato attuale e di evitare qualunque intervento di “restauro” o pulitura professionale.

Questo esemplare viene acquisito al Catalogo delle opere originali di Medardo Rosso conservato presso l’Archivio del Museo Rosso a Barzio.

 

Paola Mola

Milano, 21 febbraio 2018

 

 

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