Martin Knoller

Steinach am Brenner 1725-Milano 1804

Ritratto di Giuseppe Piermarini • 1779

Olio su tavola, 72,3 x 56,3
Firmato e datato: “Martin Knoller Pinxit 1779”
Etichette al retro: “Comune di Firenze/Mostra del Ritratto italiano 1911/C.te Dott. Tommaso Valenti/Trevi”; “Mostra del Giardino Italiano, Firenze 1931-IX, Inventario 1088”
Bibliografia ed esposizioni: Mostra del Ritratto italiano dalla fine del sec. XVI all’anno 1861, Firenze, Palazzo Vecchio, Firenze 1911, p. 117, cat. 56; Mostra del giardino italiano. Catalogo, Firenze 1931, p. 137, cat. 35; Giuseppe Piermarini e il suo tempo, catalogo della mostra di Foligno, Palazzo Trinci, a cura di Massimo Stefanetti, Milano 1983, riprodotto in copertina; Edgar Baumgartl, Martin Knoller 1725-1804 Malerei zwischen Spätbarock und Klassizismus in Österreich, Italien und Süddeutschland, München, Berlin 2004, p. 180, tav. 52/a; p. 263, cat. P 15 a.

Allievo dell’Accademia di Vienna e dal 1755 studioso dell’antico e della tradizione classica a Roma, nella cerchia di Anton Raphael Mengs e Johann Joachim Winckelmann, Martin Knoller conobbe il suo futuro mecenate, il conte Carlo Gottardo di Firmian, durante il soggiorno napoletano. Nel 1758 lo rappresentò in una scena di conversazione tra gli amici dilettanti di antichità, inserendovi l’autoritratto, durante una visita alle rovine di Cuma (Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum). Quando Firmian, futuro protagonista della vita politica e culturale della Lombardia illuminista, divenne ministro plenipotenziario del ducato Milanese e vicegovernatore di Mantova chiamò Knoller a Milano, incaricandolo della decorazione a fresco a palazzo Vigoni Firmian, con scene allegoriche e mitologiche oggi perdute. Dopo un secondo soggiorno a Roma, dove poté aggiornare nuovamente la sua formazione tardo barocca con le istanze del classicismo riformato all’antica, e intervallando la sua attività italiana con frequenti incarichi pittorici in Austria e negli stati tedeschi, Knoller ebbe grazie a Firmian la nomina a pittore di corte a Milano nel 1765. Più tardi, dal 1792, ebbe anche la cattedra di pittura dell’Accademia di Brera. Dagli anni Sessanta fu dunque coinvolto nei grandiosi cantieri avviati da Giuseppe Piermarini, il protagonista del rinnovamento dell’architettura neoclassica milanese, sia per le esigenze della corte che per l’aristocrazia, diventando membro dell’équipe cui veniva affidata la decorazione sotto la guida letteraria e iconografica di Giuseppe Parini. Insieme a Giocondo Albertolli per l’ornato, Gaetano Callani e Giuseppe Franchi per la scultura, Gaetano Traballesi e Andrea Appiani, suo allievo, per la pittura, Knoller partecipò con affreschi e tele riportate alle imprese decorative del Regio Ducal Palazzo, di palazzo Greppi e di palazzo Belgiojoso d’Este, poi Brivio Sforza. Nella sua veste di ritrattista, Knoller realizzò alcuni ritratti austeri e di semplice impostazione, a mezzo busto su sfondo neutro con un semplice attributo legato all’attività artistica e professionale, adottando la tipologia del ritratto intellettuale che Mengs aveva messo a punto per effigiare gli amici e i colleghi artisti. Un ritratto quasi ‘parlante’, concentrato tutto sul volto e la sua espressione, privo della ridondante ambientazione dei ritratti dinastici o celebrativi. Knoller realizzò infatti una copia dell’Autoritratto di Mengs (Innsbruck, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum) e si esercitò sulla medesima tipologia nelle emblematiche effigi di Parini (1775-80, Milano, Pinacoteca di Brera, in deposito alla Galleria d’Arte Moderna), Franchi (Milano, Galleria d’arte moderna), Piermarini e nell’Autoritratto (Milano, Pinacoteca di Brera).
Due sono le versioni autografe del Ritratto di Giuseppe Piermarini. La prima è quella qui presentata e reca il prezioso supporto della tavola, firmata e datata sul retro 1779. È stata conservata dai discendenti dell’architetto per oltre due secoli, fino a ora, ed è questa la versione esposta alla celebre Mostra del Ritratto italiano che nel 1911, cinquantenario dell’Unità, raccolse a Firenze sotto la direzione di Ugo Ojetti i ritratti più illustri della storia della nazione, scelti per significato iconografico e prestigio artistico. Il dipinto era allora presentato come proprietà del conte Tommaso Valenti di Trevi. Ojetti volle l’opera anche per la successiva Mostra del Giardino italiano del 1931, a corredo delle restituzioni dei giardini di Piermarini affidate all’architetto Tomaso Buzzi. La sua fortuna visiva legata all’illustre soggetto è testimoniata anche dalla copertina dedicatagli dal catalogo della mostra di Piermarini a Foligno nel 1983.
La seconda versione, su tela, è considerata replica autografa del ritratto su tavola (Baumgartl 2004, cat. P 15 b, con bibliografia specifica). L’opera è legata a una collocazione illustre, appartenendo cioè alla collezione del Museo teatrale della Scala, il capolavoro architettonico di Piermarini. Anche questo dipinto ha goduto di una notevole fortuna espositiva.
La stesura pittorica smaltata di Knoller risalta soprattutto sulla tavola. L’efficacia della testa, dall’espressione decisa e consapevole dell’elevato riconoscimento artistico e sociale raggiunto, la definizione puntuale di alcuni dettagli della veste da camera ornata di pelliccia, della camicia ornata di pizzo o della mano che reca lo strumento attributo dell’architettura, il compasso, spiccano dalla semplicità più corsiva, eseguita con una sprezzatura che sfiora il non finito, delle parti accessorie e cromaticamente più neutre del fondo.
Il ritratto è stato inciso da Johann Jakob Frey (Milano, Raccolta di Stampe Achille Bertarelli).
Stefano Grandesso

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