Giambattista Pittoni

Venezia 1687 – 1767

Crocefissione di Cristo con santi Trinitari e sant’Agnese • 1730/40 ca.

olio su tela, 62×33,2 cm

Bibliografia: Zava Boccazzi 1974, p. 200, fig. 265; Zava Boccazzi 1979, p. 156, n. 168, fig. 470.

La piccola grisaille in prima tela, in perfetto stato di conservazione, è stata resa nota da Franca Zava Boccazzi nel 1974 (p. 200, fig. 265) e successivamente pubblicata dalla stessa studiosa nella monografia su Giambattista Pittoni (Zava Boccazzi 1979, p. 156, n. 168, fig. 470). Se l’autografia pittoniana non è mai stata messa in discussione – considerate l’alta qualità dell’opera, dipinta con freschezza e morbidezza, nonché la composizione, che presenta tutti i tratti caratteristici dell’universo figurativo dell’artista, dalla struttura che si dipana in diagonale ai tipi fisiognomici, all’atmosfera pervasa da un teatrale quanto frenato sentimentalismo devozionale – lo stesso non si può dire per il soggetto. Per Zava Boccazzi i due frati con croce sul petto, segno che si ritrova anche sugli scapolari, insieme al ceppo con catena deposto a terra ai piedi del Cristo crocifisso, rimanderebbero all’ordine dei Mercedari, protettori dei condannati. In realtà, vista la presenza della martire da identificarsi con Agnese, riconoscibile dall’agnello portato dal chierico in primo piano ripreso di schiena, è più probabile che i due santi padri facciano parte dell’ordine dei Trinitari, di cui la santa è patrona. Tra le prerogative dell’ordine vi è infatti il riscatto degli schiavi e la catena è uno degli attributi identificativi di San Giovanni de Matha, fondatore dei Trinitari nel 1193, riconoscibile, quindi, con il personaggio in adorazione del crocifisso in primo piano a sinistra. Per quanto riguarda il secondo padre, potrebbe trattarsi di San Giovanni Battista della Concezione, fautore della riforma dell’ordine approvata nel 1599, i cui iniziati prendevano il nome di Trinitari Scalzi. Il piede con il sandalo mostrato in primo piano da San Giovanni de Matha potrebbe pertanto alludere all’ordine riformato che prevedeva che i padri potessero indossare solo questo tipo di calzatura. È da segnalare che dal 1721 il Senato veneziano aveva espresso la volontà di accogliere i padri Trinitari Scalzi nella città lagunare, con lo scopo per l’appunto della redenzione degli schiavi, in particolare dei sudditi veneti, proposito che si concretizzò nel 1723 quando fu deliberato di concedere all’ordine un convento sull’isola litoranea di Pellestrina e l’officiatura del Santuario della Madonna dell’Apparizione, finito di edificare in quell’anno su progetto di Andrea Tirali. I Trinitari rimarranno a Pellestrina fino al 1735, anno in cui per dissidi con il Senato veneto per questioni legate alle elemosine i padri decisero di lasciare il territorio della Serenissima. La presenza reiterata nella grisaille dello scapolare potrebbe essere un riferimento proprio all’immagine miracolosa della Madonna del Carmine conservata nel Santuario di Pellestrina. Se l’opera pittoniana fosse da ricollegare a una ancora sconosciuta commissione per i Trinitari, una datazione al IV decennio del Settecento sarebbe la più probabile. L’opera rientra in quella vasta produzione di chiaroscuri che erano tipici del modus operandi di Pittoni, ricordato anche da Giannantonio Moschini (1806, III, p.70): «Aveva il Pittoni in costume di fare il suo modello dipinto in olio a chiaroscuro ei di lui modelli vengono sommamente apprezzati». Se ne contano almeno una dozzina nel catalogo del pittore, valutati variamente dalla critica come modelletti preparatori o ricordi di lavori di impegno e dimensioni maggiori. Quel che è certo è che il gusto collezionistico per pitture di piccolo formato ebbe una grande fortuna a Venezia per tutto il Settecento: basti pensare alla raccolta di Gian Maria Sasso, dove trovavano posto, quasi a formare una pinacoteca a sé, numerosi “modelli” di pittori settecenteschi (Giuseppe Pavanello, in Sebastiano Ricci 2010, p. 18) e dove non poteva mancare proprio Giambattista Pittoni, uno dei grandi interpreti di questa stagione pittorica.

Andrea Chiocca

La Galleria Carlo Virgilio & C. ricerca opere di Pittoni Giambattista (1687-1767)
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