Basoli Galleria Carlo Virgilio
Basoli Galleria Carlo Virgilio

Antonio Basoli

Castel Guelfo 1774 – Bologna 1848

Prospettiva scenografica all’antica con colonnato dorico ed esedra • 1800-10 circa

Matita, penna, acquerello a inchiostro grigio, acquerelli colorati su carta, mm 730 x 955

Questa splendida prospettiva d’invenzione, realizzata con finezza esecutiva a penna, inchiostro grigio e minuziosamente rifinita ad acquerello, rappresenta un ‘luogo magnifico’ d’ispirazione antichizzante, caro a certo repertorio di ascendenza teatrale di Antonio Basoli. Il disegno appare imponente, non solo per il formato sovradimensionato del foglio (mm 730 x 955), ma anche, e soprattutto, per la scelta del soggetto architettonico, rappresentato in scala grandiosa e messo in relazione con le piccole figure che lo abitano. Così concepita, l’invenzione si rifà quella categoria di magniloquenza e maestosità dell’architettura antica – romana in particolare – che affonda le sue radici nelle visioni esaltate delle vedute di Piranesi (Della magnificenza ed architettura dei Romani, 1761); come anche nelle ricerche degli architetti degli ultimi decenni del Settecento, dei quali l’artista guelfese conosceva a fondo i repertori figurativi. Lo spazio teatrale che si apre all’osservatore è il risultato di un’ingegnosa combinazione di elementi architettonici, dove le singole parti (statue, bassorilievi, trofei d’arme, archi con volte a botte di diverse fogge) vengono rapportate con coerenza all’insieme.
La prospettiva è introdotta da un’ampia scalinata, sopra la quale un doppio colonnato di ordine dorico, impostato lungo l’asse diagonale, funge da diaframma tra il maestoso atrio del primo piano e la grandiosa esedra a emiciclo che si espande oltre le colonne. Attraverso l’oculo dell’esedra, si intravede allo zenith un altro colonnato ionico che, ripreso di scorcio, suggerisce la continuazione del grande complesso, invitando a immaginarne il seguito. Il tutto è caratterizzato da forti contrasti chiaroscurali, dove il lume proveniente dall’alto si diffonde all’interno, illuminando la calotta a cassettoni esagonali e le statue entro le nicchie. La luce si insinua tra le colonne e la volta della grande arcata, creando suggestivi effetti d’ombra in primo piano, di cui l’artista, da esperto scenografo, sa controllare sapientemente la regia. Interessante notare l’isola luminosa circoscritta a sinistra della gradinata, in cui si distingue la piccola figura solitaria, vestita all’antica, assisa in meditazione: essa appare come assorta nella contemplazione dello smisurato scenario che ha di fronte, e la sua ombra, come una silhouette, si staglia netta alle sue spalle. Un altro elemento distintivo è rappresentato dal gruppo equestre che, poggiato sopra un plinto, domina la trabeazione del colonnato, concluso dalla figura di un’elegante Fama con le ali dispiegate nell’atto di suonare la tromba. Per la sua capacità inventiva e l’inesauribile estro combinatorio, Antonio Basoli può essere considerato degno erede della gloriosa scuola scenografico-teatrale bolognese. Formatosi al repertorio degli ultimi Bibiena, la sua precoce conversione alla cultura neoclassica avviene nel penultimo decennio del Settecento quando, nemmeno quindicenne, si esercita insieme al coetaneo Pelagio Palagi (1775-1860), nella ricca biblioteca del mecenate Carlo Filippo Aldrovandi, copiando le incisioni di Piranesi e disegnando incessantemente invenzioni per fare “sforzi dell’immaginazione”. Lo stesso Palagi, in questi anni, si segnala quale prodigioso inventore di prospettive scenografiche su temi sepolcrali (le sue numerose variazioni sul tema dei Magnifici sotterranei saranno per Basoli uno stimolo a proseguire in questa direzione, come testimoniano le numerose copie che egli trae dai disegni del collega, conservati in album presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, che si datano a cavallo tra i due secoli). Questa Prospettiva scenografica all’antica trova alcuni significativi riscontri nella prima fortunata serie di incisioni intitolata Raccolta di prospettive serie, rustiche, e di paesaggio, pubblicata da Basoli nel 1810, in pieno periodo napoleonico, quando gli stessi settori del melodramma e della scenografia si erano ormai aggiornati ai temi e ai repertori neoclassici. La tavola XXVIII di questa Raccolta rappresenta l’interno di una Reggia: una grandiosa sala regia con volte a botte monumentali ornate di cassettoni, in cui l’artista ripropone il tema della scala, oltre a quello del doppio colonnato dorico e dei trofei d’arme, gli stessi elementi compositivi che figurano nella Prospettiva scenografica in questione, rielaborati tuttavia secondo una differente visuale prospettica. Si tratta di una scena eseguita per il Teatro degli Accademici Filodrammatici a Bologna e, come recita la didascalia dell’incisione, dedicata a Giovanni Antonio Antolini, uno degli architetti italiani più rappresentativi dell’età neoclassica (fig. 1).

 

 

 

 

 

 

 

 

Altre analogie compositive si riscontrano nelle tavole LV e VII della stessa Raccolta, raffiguranti un Magnifico Sotterraneo Sepolcrale e un Magnifico luogo di Sepolcri, dove il motivo della monumentale arcata diagonale a tre file di cassettoni che fuoriesce dal campo visivo, appare in una simile angolazione (figg. 2, 3).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È proprio in questi anni del primo Ottocento che Antonio Basoli si mette in luce come scenografo nei principali teatri bolognesi (Teatro Comunale, Teatro del Corso) e, parallelamente, come brillante “pittore di camere ” e decoratore d’interni, dedicandosi nondimeno alla produzione grafica e da cavalletto per il mercato collezionistico. È l’epoca in cui la sua opera risulta maggiormente influenzata dalla fascinazione antichizzante e mossa da quell’aspirazione utopica a restituire nelle sue invenzioni “le tableau du grand”, ovvero “l’art de rendre les grandes images en architetecture”, secondo l’efficace definizione dell’architetto francese Étienne-Louis Boullée: quell’aspirazione che au tournant des Lumières aveva accompagnato in ambito europeo il dibattito estetico, indicando agli artisti nuove direzioni di ricerca e un innovativo utilizzo del vocabolario
classico, fino a generare soluzioni di grande pregnanza e originalità.

Bologna, novembre 2023.

Francesca Lui

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