Alfredo Biagini - Cercopiteco rosso

Alfredo Biagini - Cercopiteco rosso

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Alfredo Biagini
(Roma 1886 – 1952)

Cercopiteco rosso

Bronzo, cm 57 x 88 x 26,7

Firmato sul margine laterale sinistro della base:A. Biagini

 

La scultura fa parte della fortunata produzione animalista che caratterizzò l’attività di Bigini dagli esordi fino alla fine degli anni Venti. In questo periodo l’artista, memore della scultura francese di Maillol e Despiau, conosciuta durante i ripetuti soggiorni parigini, precisa il suo linguaggio volgendosi sempre più verso un controllo formale attento al volume e alla materia.
L’interesse per gli animali si manifesta nello scultore fin dagli inizi, come testimonia un permesso rilasciato nel 1909 dal Musée National D’Histoire Naturelle in cui si legge che lo scultore Alfredo Biagini è autorizzato a disegnare, modellare e fotografare nei viali del giardino e nelle sale del museo (Archivio Angelo Di Castro; Dell’Ariccia 1994/95, p.199). Il permesso riveste particolare importanza essendo l’unico documento noto relativo al periodo di formazione a Parigi.

Dalla metà degli anni Venti la sua scultura si orienta verso un classicismo evocativo e raggiunge una levigatezza e una misura tese ad annullare ogni connotazione espressiva. Accanto a una produzione di maggiore impegno monumentale, in cui i nudi femminili si inseriscono perfettamente nel generale clima di “ritorno all’ordine”, egli prosegue quella produzione decorativa che vede negli animali i soggetti privilegiati e dove raggiunge gli esiti più felici e originali. Dopo aver partecipato alle Mostre della Secessione Romana (1915, 1916), alla Mostra d’Arte Giovanile del Pincio (1918) e alle Biennali Romane (1921, 1923) con ceramiche e bronzetti raffiguranti felini, scimmie e uccelli, Biagini organizza nel 1930 la Prima Mostra Nazionale dell’Animale nell’Arte.

Il Cercopiteco rosso viene esposto per la prima volta nel 1926 alla XV Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia e successivamente a Roma nel 1929 alla I Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti, dove viene acquistato dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea (Bonasegale 1995, p.682; Roma 1998, p.217, ill. p.210). Probabilmente è in seguito all’apprezzamento ottenuto in quest’occasione che Biagini dà incarico alla Fonderia Artistica Romana di Guglielmo Paris di fondere un altro esemplare del bronzo, come testimonia un documento datato 7 maggio 1929 (Archivio Angelo Di Castro; Dell’Ariccia 1994/95, p.208).

Un Cercopiteco rosso faceva parte della collezione di Marcello Piacentini, come risulta dalle foto della sua villa pubblicate nel 1936 sulla rivista “Domus” (“Domus” 1936). Tra l’architetto e lo scultore era nata una fortunata e duratura collaborazione iniziata nel 1918 con l’edificazione del Cinema Corso. Il sodalizio aveva come terreno d’incontro privilegiato i cinema e i teatri romani: il Teatro Argentina, La Quirinetta, il Cinema Barberini, per i quali Biagini realizzò stucchi, formelle in bronzo, mosaici e ferri battuti dal sapore squisitamente déco.

L’aggiornamento di Biagini su un linguaggio internazionale emerge anche nell’efficace sintesi scultorea del Cercopiteco. L’animale è caratterizzato, nell’essenzialità della forma, dalla linea curva che parte dalla testa, prosegue nel dorso e si conclude e si accentua nella lunga coda. Questa linea viene contraddetta e bilanciata dal movimento teso dell’arto anteriore destro, sottolineato dallo scatto della testa che si volge indietro. La figura è isolata nello spazio, i volumi semplificati e la patina della superficie curatissima. Tutto porta il segno di una ricerca orientata verso una forma assoluta.

Antonella Dell’Ariccia

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