Figlio di un orafo, lo scultore Alfredo Biagini nasce a Roma il 20 febbraio 1886 e a partire dal 1905 frequenta i corsi di architettura e scultura dell’Accademia di Belle Arti della città. Nel 1909 il giovane si trasferisce a Parigi dove segue lezioni di anatomia comparata, facendo spesso la spola tra la capitale francese e l’Urbe, partecipando nel 1912 con due bassorilievi in gesso al concorso per il pensionato artistico nazionale patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Con lo scoppio del conflitto mondiale lo scultore stabilisce il proprio studio presso villa Strohl-Fern, dove conosce Attilio Selva ed Ercole Drei, e nel 1915 espone nella stessa location in occasione di una mostra collettiva una scultura raffigurante una Fanciulla dormiente. Allo stesso anno risalgono la partecipazione alla mostra della Secessione romana, dove Biagini presenta nuovamente Fanciulla dormiente e tre sculture animalier, e la conoscenza dell’architetto Marcello Piacentini, per il quale decora alcuni edifici realizzati da quest’ultimo.

Nel 1918 Biagini partecipa alla rassegna della Casina del Pincio, organizzata da Piacentini, che ne decreta il definitivo successo. Negli anni successivi lo scultore parteciperà infatti alla Fiorentina Primaverile del 1922 con dieci opere e alcune maschere in gesso, alla Biennale di Venezia del 1924 con una Bagnante mentre al Salon d’Automne di Parigi nel 1928 presenterà una Scimmia in marmo.

In questi anni la plastica del Biagini si assesta verso una volumetria sempre più ispirata a modelli contemporanei francesi e a quelli del Rinascimento italiano, tanto da farlo avvicinare al movimento di Margherita Sarfatti, esponendo alla I Mostra del Novecento Italiano del 1926 un’opera emblematica come Venere, acquistata dalla Società Permanente di Milano.

Alla III Quadriennale di Roma del 1939 l’artista presenta ben ventinove opere in bronzo, cera e gesso, tra cui si possono ricordare Berenice, San Giovanni Battista e Piccola venere.

Vincitore insieme a Giacomo Manzù del concorso per la realizzazione di una porta bronzea per la basilica di San Pietro, lo scultore non poté attendere l’impegno a causa della morte, avvenuta a Roma il 14 luglio 1952.

Tipica della produzione plastica dello scultore è la realizzazione di animali dallo spiccato controllo formale e dall’efficace sintesi volumetrica, apprezzabile in opere come Cercopiteco rosso (bronzo) transitato presso la nostra Galleria, in cui l’andamento curvilineo ne individua l’aggiornamento su tendenze internazionale, favorito dai soggiorni parigini.

A partire dalla metà degli anni ’20 Biagini si indirizzò anche verso un linguaggio figurativo aderente al revival appartenente ai movimenti del “ritorno all’ordine”, dedicandosi alla realizzazione di nudi femminili idealizzati attraverso il filtro di un classicismo evocativo in cui pur viene mantenuta l’armoniosa linea decorativa di matrice secessionista.