Figlio del più noto Bartolomeo, che a Roma si era conquistato una certa notorietà come narratore del folklore popolare laziale, ivi nacque il pittore Achille Pinelli nel 1809, che si formò sulla della tradizione figurativa paterna. Avendo trovato l’acquarello come mezzo tecnico espressivo particolarmente grato, a partire dagli anni ’30 l’artista dedicò il proprio impegno alla realizzazione di vedute di Roma e scorci della città che ci restituiscono l’immagine di un mondo oramai sparito. L’importanza documentaria di tali opere è data infatti dalla raffigurazione di edifici che ad oggi non esistono più, e che quindi permettono di ricostruire un tessuto urbano che è stato vittima di numerosi mutamenti, alcuni fisiologici, altri dovuti a criminose speculazioni edilizie. Può citarsi come emblematico esempio il dipinto raffigurante La chiesa di San Gerolamo degli Schiavoni (acquarello su carta, Roma, Museo di Roma) nella sua originaria ambientazione al Porto di Ripetta, altamente rimaneggiato a causa dei lavori che hanno interessato la realizzazione dei muraglioni sul Tevere.

In altre rappresentazioni del pittore le piazze sono animate da scene di vita quotidiana, caratterizzate però da un’intonazione più satirica e un ductus più immediato – e condotto meno a perfezione – rispetto a quelli del padre.

Presso la Galleria sono transitate due opere che fanno parte di un’attività rara e poco indagata del Pinelli, quella plastica, per mezzo di due terracotte rappresentanti una un Duetto del carnevale romano e l’altra un Gruppo di famiglia di popolani romani.