Lo scultore Giacomo Manzoni, più noto con il nome d’arte Manzù, nacque a Bergamo il 22 dicembre 1908, e iniziò a lavorare fin da giovane come artigiano decoratore, frequentando a partire dal 1921 i corsi serali presso la Scuola di Plastica Decorativa della città.

Chiamato al servizio militare nel 1926, lo scultore venne stanziato a Verona, dove iniziò ad interessarsi alla scultura antica e Quattrocentesca, di Donatello in particolare. Al 1929 risale il viaggio dell’artista a Parigi, dove rimase particolarmente colpito dalla pittura impressionista e dalle ricerche delle Avanguardie. Nello stesso anno Manzù si trasferì a Milano, dove espose presso la galleria “Il Milione” insieme a Birolli, Sassu e e Tomea e ottenne, nel 1932, la prima importante commissione ad opera dell’architetto Giovanni Muzio, la decorazione di una cappella dell’Università Cattolica.

Durante una visita a San Pietro compiuta nel 1934 lo scultore rimase particolarmente colpito dalla maestosità delle statue papali, che lo spinse a lavorare alla serie, che lo impegnerà per tutta la carriera, dei Cardinali (bronzo, 1955, Milano, Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco), ieratiche sculture sintetiche ed essenziali dall’impianto piramidale. Al 1937 risale la definitiva affermazione del Manzù, quando realizzò una personale presentata da Carlo Carrà presso la Galleria La Cometa di Roma.

Nel 1938 lo scultore aderì con convinzione alle aspirazioni del gruppo di artisti gravitanti intorno al quindicinale “Corrente di vita giovanile” – più noto come “Corrente” -, che raccoglieva le speranze libertarie e antifasciste dei suoi protagonisti, volte a coniugare le convinzioni ideologiche con un’arte votata all’impegno politico e la critica sociale.

Nel 1940 al Nostro venne assegnata la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, ma poco tempo dopo si spostò a Torino per insegnare presso l’Accademia Albertina. In quello stesso anno lo scultore iniziò il Ritratto di Francesca Blanc (bronzo, Musei Vaticani), terminato nel 1941, con il quale vinse il “Gran Premio” per la scultura alla Quadriennale di Roma del 1943.

Con la fine della guerra Manzù riprese ad insegnare all’Accademia di Brera, per poi trasferirsi dal 1954 al 1960 a Salisburgo dove, oltre all’attività didattica, attese alla realizzazione della Porta dell’Amore per il Duomo della città. Nel 1964 l’artista si trasferì in una villa ad Ardea, realizzando la Porta della Morte per la Basilica di San Pietro e la Porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurens a Rotterdam (1965-1968).

Tra le ultime fatiche all’interno della prolifica carriera dell’artista devono ricordarsi il rilievo con La Giustizia e la Pace per il palazzo della Comunità Europea a Lussemburgo del 1972 e il Monumento al partigiano del 1977 collocato a Bergamo, una lastra di bronzo donata dallo scultore alla propria città natale.

Morì ad Ardea il 17 gennaio 1991.

Manzù, fortemente influenzato dall’opera di Medardo Rosso, orientò la propria ricerca plastica verso l’indagine dei sentimenti e lo studio degli effetti della luce sulla superficie scultorea. Quest’ultima difatti non è mai liscia, ma, la contrario, trattata in modo da creare delicati effetti pittorici, come può apprezzarsi nel bassorilievo con il Crocifisso e il generale (bronzo, 1939-1943, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), metafora della tragica condizione umana dalla notevole forza espressiva, esplicita denuncia nei confronti degli orrori della guerra.

La Porta della Morte, cesellata in bronzo nel 1964 per la prestigiosa Basilica vaticana con scene nefaste ieraticamente cesellate, è considerata il capolavoro dello scultore, un manifesto poetico in cui la religiosità delle scene si fonde con una visione del mondo laica attraverso un lessico che vuole comunicare una semplicità a misura d’uomo.