Il pittore Emanuele Rambaldi nacque a Pieve di Teco, in provincia di Imperia, il 5 febbraio 1903, ma si trasferì giovanissimo a Chiavari. L’artista si formò da autodidatta, stimolato alla pratica artistica dalle lunghe frequentazioni della ridente cittadina ligure di pittori come Achille Funi e Leonardo Dudreville.
Dopo una prima iniziale esperienza futurista, nel 1925 Rambaldi fondò insieme al critico Attilio Podestà il “Gruppo d’Azione d’Arte”, volto ad accogliere e propagandare le istanze figurative promosse dal gruppo “Novecento” di Margherita Sarfatti. Iniziò da questo momento in avanti un’intensa attività espositiva che accrebbe il successo del pittore: partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1928 con l’opera Paesaggio a Chiavari, nel 1929 è presente alla II Mostra del Novecento Italiano, tenutasi a Milano, e alla Mostra di Belle Arti di Genova con i dipinti Dopo il tramonto, La cena di Arlecchino, Orti a Chiavari, fino alla consacrazione avvenuta con la personale allestita in occasione della Biennale di Venezia del 1940. Mentre è impegnato a portare avanti le sue sperimentazioni pittoriche, Rambaldi si avvicinò a partire dal 1927 anche alla ceramica, collaborando con la manifattura Fenice prima di passare nel 1933 a lavorare con La Casa dell’Arte, presentando così alle rassegne, oltre ai dipinti, anche le ceramiche da lui prodotte.
Nel 1946 il pittore, all’apice della fama raggiunta, venne nominato titolare della cattedra di pittura presso l’Accademia Ligustica di Genova, carica che ricoprì fino al 1962.
Morì a Savona il 27 agosto 1968.
Tra le personalità più originali della scena artistica ligure degli anni ’20, Rambaldi si avvicina in un primo momento alle poetiche più impetuosamente plastiche, come quelle futurista e fauves, da cui traspone il gusto per i silenti linearismi cromatici. Successivamente il pittore, attirato dalle nuove proposte geometrizzanti e arcaizzanti di Felice Casorati, sviluppa un linguaggio caratterizzato da una chiarezza luministica che definisce atmosfere rarefatte e sognanti, d’ascendenza classicista. Ispirato ad un neo-quattrocentismo allora assai diffuso è l’Autoritratto transitato presso la Galleria (olio su tela, 1925, collezione privata), come ben dichiara il cartiglio in primo piano scritto in latino e la sobria regia cromatica e luministica.
Emanuele Rambaldi (Pieve di Teco, Imperia 1903-Savona 1968) Autoritratto 1925 Olio su tavola, cm 45 x 35 Firmato e datato nel cartiglio in basso al centro: EMANUELE RAMBALDI / ÆTATIS SUÆ ANNO XXII / MCMXXV Provenienza: Italia, collezione privata Esposizioni e bibliografia: Prima mostra chiavarese d’arte moderna, Chiavari, Palazzo di Giustizia, mostra personale: Sala III,…