Jaques Louis David, La partenza di Ettore, 1817

 

Parigi 1748 – BruxJaques Louis David, La partenza di Ettore, 1817elles 1825

La partenza di Ettore, 1817

Matita nera su carta, mm 135×149

Firmato sull’angolo inferiore destro:“L. David”
Iscritto, sul foglio antico di supporto, a penna: “Donné par David à Bruxelles”

Provenienza: Zenaide Bonaparte,Roma; famiglia del Gallo di Roccagiovine, Roma, per discendenza; collezione privata.

Datato al 1817 nel catalogo ragionato dei disegni di David di Pierre Rosenberg e Louis- Antoine Prat, sulla base delle  affinità con uno studio di variazione per il Leonida alle Termopili di quell’anno, il foglio spetta dunque all’ultima fase di attività del grande pittore francese, quella trascorsa nell’esilio di Bruxelles dove l’artista fu costretto a ritirarsi per aver votato la condanna a morte di Luigi XVI e appoggiato Napoleone durante i “cento giorni”.
L’artista civile della 
Rivoluzione e dell’Impero appariva allora estraniarsi nell’astrazione della divagazione mitologica.

Tuttavia le opere che riuniva in una vasta esposizione nel 1824, comprendenti anche quelle eseguite in Francia e rimaste in suo possesso, se da un lato ribadivano l’esemplarità della lezione classica a contrasto delle incipienti correnti romantiche, neovenete e naturalistiche, e già capeggiate a Parigi a quelle date da Géricault e Delacroix, dall’altro ritrovavano nella mitologia antica l’eloquenza di una simbologia che poteva sperare ancora di alludere al presente politico, in particolare nel grande dipinto di Marte disarmato da Venere, che per allusività simbolica richiamava il gruppo di poco anteriore di Canova, eseguito per il principe reggente d’Inghilterra Giorgio IV, il Marte e Venere chiamato esplicitamente della Pace e della Guerra nell’allusione alla riappacificazione europea. Anche il soggetto omerico di questo disegno, caro a David che lo trattò più volte (si veda Rosenberg, Prat, ad indicem), con Ettore che si allontana da Andromaca per la battaglia dove troverà la morte, poteva forse costituire una riflessione dell’artista sulla sua condizione di esiliato.

Questa considerazione sembra avvalorata dalla circostanza che il foglio fu donato dal pittore a Zenaide Bonaparte a Bruxelles nel 1821, quando David la ritrasse in compagnia della sorella Carlotta nel dipinto oggi al Museo Napoleonico di Roma (cfr. Bordes 2005, p. 319).
Il dono poteva essere non senza un voluto significato simbolico. Zenaide, figlia di Giuseppe Bonaparte, emigré allora in America, viveva con la madre Giulietta Clary di Villeneuve a Firenze e poteva condividere con il pittore i sentimenti di lontananza dalla patria e dai suoi cari.

Bibliografia: Pandora 1999, n. 16; Rosenberg, Prat 2002, p. 312, n. 333 bis.

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