Guy Head - Iride che porta all'Olimpo l'acqua dello Stige per il giuramento degli dei

Guy Head - Iride che porta all'Olimpo l'acqua dello Stige per il giuramento degli dei

Opera non disponibile

 

Guy Head
(Carlisle 1760 – Londra 1800)

Iride che porta all’Olimpo l’acqua dello Stige per il giuramento degli dei

Olio su tela, cm. 68,8 x 56,7

Pittore storico, ritrattista, autore di copie dalla pittura antica, Guy Head si formò alla Royal Academy di Londra. Risiedendo a Roma tra il 1788 e il 1798, quando fu costretto dagli eventi politici a un precipitoso rientro in patria, fu un noto esponente della comunità artistica anglo-romana, in grado come Flaxman di accaparrarsi le commissioni di prestigiosi committenti come Francis e Georgiana Hare-Naylor e John Coxe Hippisely. La sua condivisione dell’indirizzo classicista del gusto promosso dall’Accademia dell’Arcadia in unità d’intenti tra letteratura e arti figurative fu sancita dall’accoglimento in quel consesso con il nome pastorale di Plistene Epireo.
L’opera è una delle repliche che lo stesso Head aveva tratto da un proprio fortunato prototipo, divenuto assai celebre grazie alle traduzioni calcografiche, tra cui quella di Giovanni Folo. Rientrando in Inghilterra Head aveva con sé una versione di grandi dimensioni dell’opera, accompagnata dal pendant di Eco in volo che si allontana da Narciso attualmente a Detroit (Institute of Arts). Un’altro dipinto pressoché identico a quello qui presentato, anche nelle misure, era già stato donato nel 1793 all’Accademia di San Luca come pièce de réception.

La complessità dei raffinati rimandi figurativi che l’opera cela sotto un’apparente semplicità è stata decodificata dai recenti contributi sull’artista (Pressly 1982; Gunn 1991) e sulla citata Iride dell’Accademia di San Luca (Susinno 2000). La figura in volo, recante in Olimpo l’acqua dello Stige, evoca sia la pittura pompeiana che le composizioni reniane dellaFortuna (Roma, Accademia di San Luca) e dell’Aurora del Casino Rospigliosi. Tra le opere coeve si ricollega inoltre all’incisione a puro contorno di Flaxman con Venere ferita condotta da Iride alla presenza di Mercurio e al Genio della Stele di Angelo Emo di Canova (Venezia, Museo Storico Navale). A sua volta lo stesso scultore veneto dovette forse ricordarsi dell’Iride di Head per la sua Ebe.

Una notevole testimonianza del tempo, segnalatami da Francesco Leone, arricchisce ulteriormente la possibilitĂ  di comprendere la volontĂ  di restituzione filologica del soggetto classico, tratto dalla Teogonia di Esiodo, che animava l’artista: non solo nell’ambito del linguaggio “ideale” della figura, ma anche nella rappresentazione del contesto paesistico ricostruito sulla scorta delle fonti letterarie antiche. Si tratta di una lettera del 1795 scritta alla Corte di Svezia dal suo agente artistico presso lo Stato pontificio Francesco Piranesi, figlio di Giambattista: “Il pittore inglese Hed [sic] fiorisce ora molto sì ne’ ritratti sì nelle istorie […]. Fra i secondi, cioè fra’ quelli di storia sono assai belli l’Iride che porta da Stige al Cielo l’ampolla d’acqua che dee servire di giuramento agli Iddii. Il paese è d’una rara vaghezza, ed il pittore si è dottamente tenuto a rappresentare la situazione dello Stige arcadico descritto da Pausania, piuttosto che quella dello Stige infernale. L’arco celeste interrompe leggiadramente le nuvole, e la giovine Dea vola ignuda verso del cielo col temuto licor nelle mani racchiuso in un vaso cristallino, ed un sottil velo svolazza a torno piegato in arco” (Caira Lumetti 1990, p.362).

Stefano Grandesso

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