Carl von Steuben

Bauerbach 1780 – Parigi 1856

Ritratto di Alexander von Humboldt • 1822

Olio su tela, 72 x 58 cm

Questo dipinto ritrae Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander von Humboldt (Berlino 1769-1859), una delle figure esemplari della cultura europea della prima metà dell’Ottocento. Prussiano di nascita e di formazione, viaggiatore audace tra i continenti, fu un intellettuale dagli interessi poliedrici: geografo, naturalista, esploratore. In virtù di queste straordinarie competenze, divenne una voce particolarmente ascoltata nel dibattito scientifico e filosofico dell’età del Romanticismo. Ancora oggi è considerato fra i più sensibili interpreti, persino un fondatore, della cultura ambientalista.
Dopo una fitta rete di esperienze europee che lo videro impegnato in Inghilterra, Francia, Svizzera come nel circolo di Weimar, tra il 1799 e il 1804, Humboldt viaggiò nelle Americhe, esplorandole per la prima volta da un punto di vista scientifico europeo che non fosse quello spagnolo. Numerosi dei risultati del lavoro di Alexander von Humboldt risultarono fondativi per le moderne discipline scientifiche. Le sue indagini quantitative, tassonomiche, sulla geografia botanica, rappresentarono gli inizi della biogeografia. La difesa di Humboldt delle misurazioni geofisiche sistematiche a lungo termine pose le basi del monitoraggio geomagnetico e meteorologico oggi corrente. Descrisse gli impatti locali dello sviluppo sul cambiamento climatico. Il decennale impegno di Humboldt nel divulgare gli esiti delle sue ricerche e delle sue spedizioni non solo condusse alla pubblicazione numerosi volumi, ma rese anche internazionale la sua reputazione nei circoli scientifici. Divenne uno degli scienziati più celebri anche tra il pubblico dei lettori, con versioni popolari, densamente illustrate e condensate del suo lavoro in più lingue (Humboldt 2019). Anche la dimensione cosmopolita della sua sociabilità fu di tutto rispetto; suo fratello maggiore era il ministro prussiano, filosofo e linguista Wilhelm von Humboldt (1767-1835), a lungo residente a Roma, e proprietario con la moglie Caroline di uno dei salotti intellettualmente più vivaci della capitale pontificia.
Distinto e affascinante d’aspetto, Alexander von Humboldt fu raffigurato in pittura in molte occasioni e lungo tutta la sua vita (da artisti di molte nazionalità, si veda a tal proposito Nelken 1980); la sua immagine, anche tradotta a stampa, fu particolarmente ricercata, e ad ogni latitudine. Questo ritratto, di ottima qualità e di costruzione particolarmente libera, rivela con disinvoltura una la passione per il dettaglio (come nella resa della camicia) al non finito dei margini. L’opera presenta caratteristiche stilistiche tanto alla francese da essere stata erroneamente creduta, in passato, di mano Henri Lehmann. Invece, il dipinto aggiorna nelle fattezze del viso, nel 1822, il più celebre ritratto a figura intera, oggi perduto, ma già a Tegel fino alla Seconda guerra mondiale, che lo stesso autore franco-tedesco, Charles Auguste Guillaume de Steuben (noto anche come Carl o Karl von Steuben), aveva eseguito dell’intellettuale, datandolo 1812 ma lavorandoci per lunghi anni anche dopo (Nelken 1980, pp. 80-83). Nella presente opera, di dimensioni più ridotte, Humboldt ha meno di trentasei anni e ha già vissuto moltissime esperienze, i capelli appena brizzolati lo dimostrano. L’autografia è
testimoniata da una litografia in controparte eseguita a Parigi da Demanne, firmata H. Gravedon, 1824, con iscrizioni: “Steuben pinx., Alexander de Humboldt” (fig. 1).
Steuben, di una generazione più giovane di Humboldt, aveva conosciuto Humboldt mentre lavorava in uno studio parigino, probabilmente quello del suo insegnante François Gérard. Fu un incontro fortunato, Humboldt continuò a incoraggiare Steuben per lunghi anni, scrivendo lunghe lettere in suo sostegno, sollecitando committenze per lui, dal ministro prussiano Heinrich Friedrich Karl vom und zum Stein e dalla duchessa Helene di Meclemburgo-Schwerin (Pezold 1893, Nelken 1980, pp.80-83; Blankenstein 2013; Borges 2019).
Di questo ritratto non è stato possibile rinvenire altre informazioni dirette, se non che la sua provenienza è ipotizzabile osservando il suo retro. Qui, sulla tela, sono riportate lettere in alfabeto latino (la G) e in russo (Г) che potrebbero corrispondere con una provenienza dal palazzo di Gatčina [Гатчина] nei pressi di San Pietroburgo, che negli anni ’40 dell’Ottocento passò di proprietà allo zar Nicola I, meno chiara è la coppia di lettere вд, che potrebbe riferirsi a una seconda destinazione del dipinto.
L’acquisizione di questo ritratto dal suo autore, Charles de Steuben potrebbe essere avvenuta all’indomani di due eventi. Nel 1828, quasi di nascosto, lo scienziato fu invitato da Nicola I in Russia. Lo zar voleva ottenere informazioni sui possibili giacimenti minerari da sfruttare nel suo impero. Nel giro di sei mesi il tedesco percorse a bordo di una carrozza quasi 15.000 km in compagnia del mineralologo Gustav Rose, sostando in ben 12.244 stazioni di posta. La spedizione lo condusse oltre gli Urali nelle steppe siberiane, al di là dei monti Altai fino al confine con la Cina. Qui studiò la natura del mar Caspio e fece esperimenti sulla natura chimica della sua acqua, descrisse diverse famiglie di pesci, raccolse piante, misurò altitudini, temperature e il magnetismo, prese campioni di pietre e scoprì la prima miniera di diamanti al di fuori dei tropici. Non fu un viaggio fatto in libertà, Humboldt fu sorvegliato a vista dalle guardie dello zar, ma i risultati della spedizione furono molto apprezzati dagli scienziati russi e fu ricevuto alla corte di San Pietroburgo. Nel 1830 giunse il dono dello zar il monumentale Humboldtvase dal 2008 alla Alte Nationalgalerie di Berlino, dopo che fu recuperato dal museo sul mercato antiquario dove si trovava in condizioni di conservazione terribili. Qualche anno più tardi Charles de Steuben, che già era stato in Russia da giovanissimo grazie al padre, si trasferì a San Pietroburgo per undici anni. Oltre a partecipare alla decorazione della Cattedrale di S. Isacco, fu ritrattista affermatissimo e in quegli anni eseguì alcuni dei suoi capolavori in quel genere (come lo squisito Ritratto della contessa D’ash, San Pietroburgo, Ermitage) (Petrov 1862). È pertanto verosimile che questo Ritratto di Alexander von Humboldt arrivasse in Russia dopo il soggiorno di Humboldt, o durante quello di Steuben, e che venisse esposto nel palazzo appena acquisito, ricostruito e arredato da Nicola I.
Non è purtroppo possibile riconoscere la sagoma di quest’opera nei circa ottanta magnifici acquarelli che Alexander Benois eseguì nel 1924 nel il palazzo di Gatčina, dove il direttore sovietico, Valentin Platonovič Zubov, un noto critico d’arte e fondatore dell’Istituto Russo di Storia dell’Arte, prese una decisione insolita riguardo allo studio e alla conservazione delle opere d’arte di epoche diverse che costituivano la collezione del Palazzo degli zar e coinvolse questo pittore nella realizzazione di testimonianze cartacee degli ambienti che lo costituivano (Russe, catalogo della mostra, Parigi, Musée de Montmartre, 20 giugno-21 settembre 2003, p.172). L’opera fu venduta tra gli anni Venti
e Trenta del Novecento a clienti stranieri, all’interno delle dispersioni sovietiche di oggetti d’arte di provenienza imperiale, e da allora conservata in Germania.
Giovanna Capitelli
Pyotr N. Petrov, Карл Штейбен: биографическо-художественный очерк (1791–1856), in “Severnoe Siyaniye” (in Russian). Vol. 1., 1862, colonne 125–142.
L. von Pezold, Steuben, Karl, in Allgemeine Deutsche Biographie, vol. 36, 1893, pp. 148-149.
E.K. Liphart, Ital’janskaja živopis’ XVI veka v Gatčinskom dvorce, «Starye Gody», Jan-Feb 1915, pp. 19-20.
R. Bitterling, Alexander von Humboldt, München [u.a.], Dt. Kunstverl., 1959 (Lebenswege in Bildern).
H. Nelken, Alexander von Humboldt. Bildnisse und Künstler. Eine dokumentierte Ikonographie, Reimer, Berlín, 1980 (trad. in ingl. Eadem, Alexander von Humboldt: His Portraits and Their Artists; A Documentary Iconography, Berlin 1980).
D. Blankenstein, Steuben, Carl Wilhelm von, in Pariser Lehrjahre. Ein Lexikon zur Ausbildung deutscher Maler in der französischen Hauptstadt, a cura di B. Savoy, F. Nerlich, Band 1: 1793-1843, De Gruyter, Berlin/Boston 2013, pp. 274–277.
S. Borges Weltbürger im Porträt – Alexander und Wilhelm von Humboldt, a cura di, in Gesichter der Wissenschaft, a cura di Ch. Vogel und S.E. Nökel, Göttingen 2019, pp. 79-95. Alexander von Humboldt, Sämtliche Schriften: 1789-1859. Berner Ausgabe, München 2019.

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