Il pittore Virginio Monti nacque a Genzano il 12 settembre 1852 ricevendo una prima formazione artistica dal padre Andrea, anch’egli pittore e decoratore apprezzato sulla scena capitolina. Ancora giovane l’artista si trasferì a Roma insieme al padre, frequentando per qualche tempo lo studio di Alessandro Mantovani, che lo coinvolse nei restauri del primo piano delle logge raffaellesche in Vaticano (1867-1870). I primi lavori eseguiti in autonomia dal Monti furono i dipinti sulle pareti laterali della cappella dell’Annunciazione in Santa Maria dell’Orto, dove realizzò nel 1875 San Gabriele e nel 1878 San Giuseppe. L’affermazione professionale sulla scena artistica capitolina avvenne tra il 1876 e il 1879, quando il pittore vinse i concorsi per la decorazione di alcune sale nel Palazzo del Ministero delle Finanze in via XX settembre e in quello delle Poste in Piazza San Silvestro.

Negli anni Ottanta il pittore venne coinvolto dal Mantovani nel vasto programma di restauro del patrimonio chiesastico ferrarese, culminante nella decorazione del Duomo della cittĂ  con la monumentale Assunzione della cupola. Nello stesso lessico che si sostanzia attraverso un pacato purismo e il plasticismo scultoreo delle figure nel 1881 Monti realizzò gli affreschi nell’abside della chiesa di San Leone Magno a Carpineto Romano, paese natale di papa Leone XIII, dove successivamente attese alla decorazione dei pennacchi, della cupola e della navata della chiesa del Sacro Cuore e del catino absidale di quella di San Giovanni. Insieme al Cisterna, che nel frattempo era diventato suo cognato, il pittore nel 1885 affrescò le lunette della cappella del SS. Salvatore della chiesa di Santa Maria della Cima a Genzano e lavorò agli affreschi dell’abside della chiesa del Corpus Domini in via Nomentana (1893).

Di un impegno senza pari i suoi vastissimi interventi nella chiesa di San Gioacchino in Prati – costruita per volere di Leone XIII con le offerte ricevute dalla comunitĂ  cattolica – iniziati nel 1893 con la decorazione della cripta e proseguiti nell’arco degli anni con gli affreschi nelle cappelle d’Italia, Canada, Inghilterra e Portogallo. Al 1905 risale invece l’intervento del Monti sul soffitto della chiesa di Sant’Andrea della Valle, dove realizza le tempere con La visitazione di sant’Elisabetta e La proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione. Lo stesso soggetto verrĂ  replicato dal pittore nel 1914 nella pala d’altare licenziata per il Duomo di Osimo, dove il linguaggio ancora impostato su basi puriste, in questo caso liricizzato maggiormente in chiave devozionale, ben si sposa con l’architettura neogotica della cappella.

Morì a Roma il 14 febbraio 1952.

Interprete di primo piano della decorazione chiesastica promossa durante il papato di Leone XIII, le ambizioni del pittore possono misurarsi nei due studi transitati presso la nostra Galleria raffiguranti La gloria di santo Stefano, rispettivamente un bozzetto (olio su tavola, 1884) e il cartone (carboncino, gessetto e sfumino su carta montata su telaio, 1884) per l’affresco da eseguirsi sulla cupola dell’omonima chiesa ferrarese. Nelle due opere emerge infatti la sapienza compositiva del Monti e la sua capacitĂ  di stemperare la retorica dei gesti con l’uso di citazioni tratte dal repertorio della pittura italiana.

La conquista di una prassi pittorica estremamente ricercata, medievaleggiante, può apprezzarsi ad esempio nella Resurrezione di Cristo (olio su tela, 1910 ca.) che fa parte del ciclo con Storie della Vergine realizzato nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terracina, d’impostazione solenne e un segno sicuro, netto e preciso, che combina il forte ascendente raffaellesco con influssi classicisti secenteschi.