Lo scultore, pittore, grafico e designer Bruno Munari nasce a Milano il 24 ottobre 1907 ma trascorre l’infanzia a Polesine, cittadina a sud di Venezia. Nel 1926 l’artista fa ritorno nel capoluogo meneghino, dove conosce Marinetti e Prampolini, che diventa in quegli anni il suo principale ispiratore.

Al 1928 risale la stesura, insieme ad Aligi Sassu, del manifesto “Dinamismo e pittura muscolare”.

Nel 1929 Munari partecipa alla mostra “Trentatré Futuristi” presso la Galleria Pesaro di Milano dove espone alcune opere di cui oggi non si conosce l’ubicazione (sono note attraverso foto dell’epoca), incentrate sull’universo meccanico in cui spesso i protagonisti sono resi attraverso figure geometriche come il cono e il cilindro, oppure declinate in chiave cubista, come Torso femminile (tempera su cartone, 1929).

Negli anni l’artista collabora come grafico per la Mondadori, scrive numerosi libri (tra cui Libri illeggibili del 1949 e I laboratori tattili del 1985), prende parte alla fondazione del Movimento Arte Concreta e riceve numerosi premi (il Compasso d’oro).

Muore a Milano il 30 settembre 1998.

Artista poliedrico dagli svariati interessi, Munari è considerato tra i piĂą influenti designer del Novecento, interessato al movimento, alla luce e allo sviluppo della creativitĂ  e della fantasia nell’infanzia – per cui ha ideato un metodo fortunato che porta il suo nome. Dopo l’iniziale adesione alle novitĂ  figurative del futurismo, come testimonia tra gli altri Costruire, presentato alla mostra “TrentatrĂ© Futuristi” del 1929, in cui il ritmo ascensionale rappresenta un chiaro riferimento a Boccioni; il pittore si dedicò a ricerche personali volte alla riflessione sull’autonomia degli oggetti, dando vita alla serie delle “macchine inutili”.

Artista “leonardesco” dalla creatività illimitata, Munari si avvicinò successivamente all’astrattismo e allo spazialismo, influenzato da Kandinskij e Lucio Fontana, sfogando successivamente la sua volontà di sperimentazioni visive e tattili volte all’indagine costruttiva sulle forme, dando vita alla serie di sculture “concavo-convesso” e di dipinti “positivo-negativo”.