Il pittore Antonio Gualdi nacque a Guastalla il 30 agosto 1796 abbandonando presto gli studi classici per dedicarsi alla pittura, trasferendosi appena diciottenne a Firenze, dove seguì le lezioni di Pietro Benvenuti. Nel 1822 il pittore inviò a Parma fuori concorso tre dipinti, tra cui un Ritratto di Cristoforo Colombo acquistato dalla duchessa Maria Luigia, alla quale l’anno successivo fece dono della tela rappresentante la Carità Romana (olio su tela, 1823, Parma, Galleria Nazionale), di chiara ascendenza benvenutiana, ravvisabile nell’eleganza delle tinte e nelle linee del corpo e delle vesti femminili. Nello stesso anno il pittore presentò al Concorso di pittura il dipinto con il tema di Priamo chiede ad Achille il corpo di Ettore (olio su tela, 1823, Reggio Emilia, collezione privata), venendo tuttavia battuto da Luigi Rubio. Al 1824 risale il trasferimento di Gualdi a Roma, dove ebbe pregio di entrare in contatto con la cerchia di Tommaso Minardi, dedicandosi prevalentemente al disegno e allo studio della statuaria antica. La morte del padre avvenuta nel 1826 costrinse il pittore ad interrompere il breve soggiorno romano e a fare ritorno a Guastalla, dove visse in una sorta di isolamento per un decennio. In questo periodo l’artista occupò le sue energie principalmente nella realizzazione di ritratti, che gli garantivano entrate economiche sicure e redditizie tra la committenza locale – tra cui si può menzionare l’Autoritratto accanto all’amico musicista Cornali del 1835 -, mentre tra le poche opere di carattere “storico” dipinte in questo lasso di tempo il Gualdi licenziò un Sant’Antonio abate per l’omonima chiesa di Guastalla su commissione di Jànos Tamàs Neuschel, primo vescovo della città. Nel 1836 il pittore poté trasferirsi a Milano dove, grazie all’amicizia con Andrea Appiani Junior che gli fece da tramite, riuscì ad entrare nel circolo intellettuale gravitante intorno al pittore Francesco Hayez e ad ottenere la protezione del conte Franz von Hartig, governatore della Lombardia. Lo stile del Gualdi si aggiornò dunque sulle istanze romantiche, iniziando ad interessarsi con sempre più partecipazione ai soggetti tratti dalla letteratura, come dimostrano i dipinti presentati alle esposizioni braidensi di quegli anni, tra cui può ricordarsi il dantesco Conte Ugolino nella torre della fame (olio su tela, 1837, Guastalla, Palazzo Municipale), esposto nel 1838 e che mostra una chiara derivazione dal quadro di medesimo soggetto dipinto da Giuseppe Diotti venti anni prima.

I dipinti degli anni ’40 e ’50, tratti principalmente da episodi biblici e da eventi di storia medievale, furono per lo più aspramente criticati per la secchezza dei colori, tanto che venne intimato al pittore di cambiare “la perpetua intonazione roseo-paonazza“.

Morì a Guastalla l’11 ottobre 1865.

Ampiamente influenzato nella fase giovanile dalla lezione appresa dal maestro Pietro Benvenuti, lo stile di Antonio Gualdi si sforzò successivamente di aggiornarsi ai nuovi linguaggi con cui veniva in contatto. La vocazione degli apostoli Andrea e Pietro (olio su tela, 1824, Guastalla, Congregazione del Ss. Sacramento) eseguita durante il soggiorno romano è significativa testimonianza del tentativo operato dal pittore di installare su un classicismo di matrice toscana le prime evocazioni puriste promosse da Gaspare Landi, ravvisabili per altro nel ricercato cromatismo e nella semplicità strutturale della rappresentazione. Opere più mature mostrano invece l’evolversi del lessico gualdesco al contatto con l’allora dominante estro figurativo dell’Hayez, come testimoniano i dipinti raffiguranti Mosè affidato alle acque del Nilo (olio su tela, 1841) e il Battesimo di Gesù (olio su tela, 1852) commissionato dal Capitolo di Guastalla, di più vibrante afflato lirico e caratterizzati da un più evocativo accordo delle tinte.