Il pittore Giuseppe Bazzuoli – inizierà a firmarsi Bezzuoli e Bezzoli a partire dal 1822 – nasce a Firenze il 28 novembre 1784. Figlio del fiorista e decoratore Luigi, dopo aver compiuto i primi studi di medicina, il Bezzuoli si avvicinò all’arte studiando nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze con i pittori Desmarais e Sabatelli, iscrivendovisi poi nel 1807 per dedicarsi alla pittura sotto la guida di Pietro Benvenuti. L’artista si fece apprezzare sin da subito dall’ambiente artistico fiorentino vincendo nel 1812 l’esposizione triennale dell’Accademia con un dipinto raffigurante Aiace difende il corpo di Patroclo, che gli permise di svolgere un soggiorno formativo a Roma. La sua cultura figurativa si ampliò negli anni successivi grazie ai viaggi compiuti tra Milano, Venezia e Bologna, consentendogli altresì di entrare in rapporti con facoltosi committenti, come il conte Saulo Alari che gli commissionò nel 1814 una tela con Francesca da Rimini (olio su tela, disperso). Intorno al 1820 è probabile che il pittore conobbe Ingres, al tempo stabilitosi in città, circostanza che può riscontrarsi analizzando quanto della poetica del francese si riversa nell’arte del Bezzuoli, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione die ritratti.

A partire dal 1829 il pittore divenne assistente di Pietro Benvenuti, succedendogli alla cattedra nel 1844. Morì a Firenze il 13 settembre 1855.

Ritrattista apprezzatissimo per la sua capacità di destreggiarsi, fondendoli con eleganza, tra gli influssi ingresiani e la tradizione rinascimentale fiorentina, tra le principali imprese del pittore vanno ricordati gli affreschi con I fasti di Cesare eseguiti nella Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti (1836).

Nel 1822 l’architetto Luigi Cambray Digny aveva già commissionato al pittore, con l’intento di adornarne la chiesa di San Remigio a Firenze, quello che viene considerato dalla critica come il vertice più alto della produzione del Bezzuoli. Trattasi del Battesimo di Clodoveo (olio su tela, in situ), opera in cui l’accademismo giovanile del pittore viene stemperato attraverso valori tattili neoveneti, in un impianto compositivo sobrio che si riallaccia alla cultura figurativa di metà Settecento.

Presso la Galleria Carlo Virgilio è transitato un quadro significativo dell’eclettismo del pittore, avente per soggetto una Maddalena penitente (olio su tela incollata su tavola), dipinto che mostra non solo l’ampiezza della cultura figurativa dell’artista, assimilata a Roma e a Bologna, ma che ne testimonia una prima apertura alla sensibilità romantica.

All’esposizione organizzata in occasione del concorso triennale dell’Accademia di Belle Arti di Firenze (1840), il pittore si fece notare con il dipinto Lorenzino de’ Medici assassinato sulla piazza di San Giovanni e Paolo a Venezia, commissionato da Niccolò Puccini per la sua villa di Scornio dove andava raccogliendo exempla virtutis, tela da cui traspare, per colorismo neoveneto e poetica degli affetti, il sublime afflato per la ricostruzione storica a carattere moraleggiante di tutto il movimento romantico italiano.