Il pittore Cosroe Dusi nacque a Venezia il 28 luglio 1808, ed entrò appena dodicenne all’interno dell’Accademia di Belle Arti della città lagunare, dove si formò al seguito del ritrattista Teodoro Matteini. Nel 1827 il pittore presentò all’esposizione accademica il dipinto raffigurante La morte di Alcibiade, ancora memore della tradizione tardo-settecentesca nel suo insistere sui contenuti moraleggianti degli exempla virtutis, mentre due anni dopo presenzia con La ninfa Salmace tenta di sedurre Ermafrodito, lodato per la preziosità del colore. A partire dagli anni ’30 si assiste all’intensificarsi dell’attività del pittore, che riceve numerose commissioni di carattere religioso: del 1831 è la pala per l’altare maggiore della parrocchiale di Sesto raffigurante La Trinità con i santi Pietro e Paolo e quella per l’altare laterale destro con La Vergine del rosario e san Domenico, nel 1834 licenzia la Resurrezione di Lazzaro per la cappella del cimitero di Cortina d’Ampezzo, mentre dipinge nello stesso lasso di tempo la pala con Le sante Filomena, Lucia e Agata per la chiesa di San Martino a Venezia.

Nel 1838, in occasione della visita dell’imperatore d’Austria Ferdinando I e della moglie Maria Anna Carolina a Venezia, furono stampate otto litografie, due delle quali disegnate dal Dusi, il quale espose poi ben sette opere alla rassegna organizzata in onore della coppia imperiale. Dopo un breve viaggio a Monaco compiuto nel 1837, il pittore fece ritorno a Venezia per dipingere il sipario del Teatro la Fenice con un’Apoteosi della Fenice, prima di trasferirsi a San Pietroburgo dal 1840 al 1856, dove svolse principalmente l’attività di ritrattista venendo successivamente nominato professore accademico (1851).

Morì a Marostica, nei pressi di Venezia, il 9 ottobre 1859, rientrando dalla Russia per l’aggravarsi dei problemi di salute.

Cosroe Dusi fu pittore di soggetti storici e mitologici, decoratore di sipari teatrali, ritrattista e incisore, sebbene il suo catalogo non sia particolarmente ricco, probabilmente a causa delle numerose permanenze all’estero, che hanno fatto perdere le tracce di molte sue produzioni.

Il dipinto Paolo e Francesca (olio su tela, 1831, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), tra le opere più celebri dell’artista, con ogni probabilità è da identificare con il Francesca da Rimini presentato all’Esposizione annuale dell’Accademia di Brera del 1831. Riprendendo un tema particolarmente apprezzato dai pittori appartenenti alla corrente del romanticismo storico, rinverdito dall’omonimo dramma di Silvio Pellico del 1815, Dusi reinterpretò gli stilemi della pittura troubadour di matrice ingresiana attraverso un gusto per il décor neogotico particolarmente calcato, come si evidenzia nell’attenzione posta alla definizione dell’ambiente e nella resa dei costumi medievaleggianti.

Nell’ambito della produzione sacra del Dusi può citarsi il bellissimo San Sebastiano (olio su tela, 1838 ca,) licenziato per la chiesa di Santa Maria Assunta di Zero Branco, che documenta le sue ottime doti di colorista unitamente all’influsso esercitato dal maestro Matteini nella realizzazione d’ascendenza bolognese del santo, dal viso grazioso e l’incarnato roseo.