Il pittore Niccolò Contestabile nacque a Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, il 19 agosto 1759, figlio del quadraturista Antonio. Nel 1778 si trasferisce a Firenze per studiare con Francesco Zuccarelli, dal quale riprende quel gusto pittoresco di trattare la pittura di paesaggio, dagli idilliaci effetti luministici. Le prime opere note del pittore sono due dipinti datati al 1785 conservati presso il convento di San Paolino a Firenze, raffiguranti uno Cristo e santa Teresa e l’altro una Marina in burrasca con san Giovanni della Croce, dove il paesaggio riveste un ruolo preminente. Fatto ritorno a Pontremoli, il pittore divenne particolarmente apprezzato per la realizzazione di medaglioni ovali o tondi con scene pastorali o putti con cui decorò ad affresco numerosi soffitti nelle dimore dei suoi concittadini. Del 1793 è un salotto a rievocazione di un bosco in Palazzo Ricci-Armani, mentre intorno al 1795 dovette eseguire La favola di Niobe sulle pareti e sul soffitto di una sala di Palazzo Damiani-Jardella. Nella galleria di casa Buglia sono ricordate dieci scene pastorali e marine a simulare quadri appesi alle pareti. Rimasto vedovo nel 1802, il pittore si trasferì definitivamente a Firenze, dove si dedicò alla realizzazione di ambienti con tempere “a bosco” che hanno la caratteristica di occupare tutta la superficie disponibile senza soluzione di continuità, come quelle in villa Corsini a Castello, in Palazzo Rinuccini, in Palazzo Strozzi di Mantova (già Guadagni) e nella villa granducale dell’Ambrogiana. Chiamato intorno al 1820 dai Borbone a Lucca per partecipare al riammodernamento di Palazzo Ducale, Contestabile lavorò in due ambienti della reggia: nella sala da pranzo eseguì un paesaggio pastorale che interessa tre lati, raffigurando sul quarto un edificio diroccato; e un salotto con finti quadri di paesi.

Probabilmente l’impresa più nota del pittore deve essere ricondotta ai lavori eseguiti in Palazzo Martelli, dove Contestabile decorò più ambienti: nella volta di una camera nel 1820 eseguì l’affresco con il Matrimonio di Camilla Martelli con Cosimo I, di due anni dopo è l’affresco sul soffitto della sala da pranzo con Ganimede rapito da Giove, dipinse poi un’Allegoria delle Arti nel Gabinetto delle Belle Arti e nella camera attigua Marte con alcuni amorini.

Morì a Firenze il 2 aprile 1824.