Il pittore Natale Carta nacque a Messina nel 1800, figlio di un mediocre ritrattista che lo avviò alla pratica artistica. Talento precoce, completò la propria formazione con i pittori Giuseppe Patania e Giuseppe Velasco, inserendosi nella corrente neoclassica del Sud Italia. Grazie al sostegno economico della principessa di Paternò, il pittore poté trasferirsi a Roma, dove studiò con il più affermato pittore neoclassico della città, Vincenzo Camuccini, presso il quale si specializzò nella raffigurazione del nudo virile. Carta riuscì in un primo momento a farsi apprezzare dalla nobiltà partenopea, realizzando i ritratti Francesco I e Ferdinando II, ma non riuscendo ad ottenere la cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, decise di ritornare a Roma. Nell’Urbe il pittore ottenne importanti incarichi – affiancò Podesti negli affreschi della basilica di San Paolo Fuori le Mura, ricostruita dopo l’incendio del 1832, eseguendo le scene con Paolo resuscita il giovinetto eretico e Paolo sfugge alla flagellazione in Gerusalemme -, venendo successivamente ammesso tra gli accademici della San Luca (1839), e divenendone professore nel 1848.

Morì a Montagnano, in provincia di Arezzo, nel 1888.

La vicenda figurativa del pittore può riassumersi come un itinerario placido e confortevole tra le sponde del Neoclassicismo più grazioso e seducente, legato ai vertici della pittura emiliana del Seicento, Guido Reni in primis. Ne è un bell’esempio il dipinto raffigurante La Vestale (olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte), in cui Carta sembra condividere con il pittore Filippo Agricola velleità d’adesione al canone raffaellesco. Opera che mostra d’altronde le ottime capacità del pittore nel genere del ritratto, specialmente nella resa materica di stoffe e nella grazia con cui dona alle effigiate un candore niveo. Un’opera più tarda di soggetto storico-mitologico conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, raffigurante Bacco e Arianna (olio su tela, 1840 ca.), denuncia un linguaggio figurativo da parte del pittore piuttosto attardato e incapace di aprirsi alle istanze puriste e romantiche, nel suo ancorarsi a stilemi classicisti di chiara derivazione reniana.