Il pittore Giovanni Carnovali, noto fin dalla giovinezza con il soprannome “il Piccio”, nacque a Montegrino il 29 settembre 1804.

Grazie all’interessamento del conte Giovanni Spini di Albino, che si accorse presto della forte inclinazione alla pratica artistica del pittore, Carnovali poté entrare presso lo studio di Giuseppe Diotti. Per la famiglia Spini affrescò una sala del palazzo di Bergamo ed eseguì i ritratti della moglie, la contessa Angela Locatelli e dei figli Anastasia e Andrea (olio su tela, rispettivamente 1838 e 1842, Bergamo, Accademia Carrara). La prima commissione pubblica ad oggi nota del pittore risulta essere la pala d’altare con L’educazione della Vergine dipinta nel 1826 per la parrocchiale Almenno San Bartolomeo, assai vicina ai modi dell’Appiani – verrà esposta nel 1861 alla Prima Esposizione Italiana di Firenze. Iniziò nello stesso torno d’anni ad esporre ritratti presso le rassegne organizzate dall’Accademia Carrara, finché nel 1831 non decise di recarsi a piedi a Roma per studiare le opere di Raffaello. Sulla via del ritorno fece tappa a Parma, attirato dalla pittura del Correggio e del Parmigianino. Nel 1838 il pittore conobbe l’ingegnere Daniele Farina, che lo convinse a trasferirsi a Milano, dove si conquistò una clientela appartenente alla media borghesia bergamasca e cremonese.

Nel 1845 Carnovali intraprese insieme al collega e amico Giacomo Trecourt un viaggio a piedi a Parigi, dove ebbe modo di entrare in contatto con la pittura di Delacroix, Watteau ma soprattutto dei barbizonniéres, che lasciarono sul pittore più di qualche influsso.

Nel 1863 Carnovali consegnò la pala con Agar nel deserto commissionatagli quasi un quarto di secolo prima dalla Fabbriceria di Alzano Maggiore, che però venne rifiutata e aspramente criticata da Pasino Locatelli. Fu acquistata quindi dall’amico e mecenate Daniele Farina ed oggi è conservata presso l’Accademia Carrara di Bergamo. Durante la sua carriera il pittore non smise mai di dedicarsi con passione al ritratto, genere da lui prediletto, partecipando alle esposizioni bergamasche con continuità.

Morì a Cremona il 5 luglio 1874.

Pittore che deve la sua fortuna alla pratica assidua e costante nell’attività ritrattistica, del Carnovali ci restano numerosi schizzi dal vero realizzati durante le frequentazioni quotidiane con le famiglie della borghesia bergamasca. Il suo personale lessico si sostanzia attraverso una pennellata libera che stende gli impasti cromatici bagnati da mezze luci, che contribuiscono a creare un’atmosfera soffice.

Caratteristiche che ben si adattano anche ai dipinti di tematiche letterarie, da lui frequentate soprattutto per condurre riflessioni sul rapporto tra l’uomo e la natura, dove gli episodi vengono inseriti in paesaggi lussureggianti, realizzati con pennellate corpose di colore puro accostate in maniera fitta, probabilmente influenzato dall’arte di Delacroix. Così come al francese può farsi risalire l’uso di ampie campiture di colore che liquefanno le masse imbevendo di luce la scena, aprendo la strada alla pittura dal colore esplosivo degli scapigliati.