Il pittore Consalvo (Gonsalvo) Carelli nacque a Napoli il 29 marzo 1818 da una famiglia di pittori, in seno alla quale ricevette la propria formazione artistica, prima di prendere lezioni dallo scozzese William Leicht per padroneggiare la tecnica dell’acquerello. Esordiente nel 1830 all’esposizione di Belle Arti dove presentò due disegni a seppia, nel 1833 il pittore vinse una medaglia d’argento grazie ad un disegno acquerellato rappresentante La piazza di Vicaria, che venne poi acquistato dalla regina Isabella. Nel 1837 il pittore si recò a Roma insieme al fratello Gabriele grazie all’aiuto del duca di Terranova, e nell’Urbe entrò in contatto con i pensionati dell’Accademia di Francia, con i quali prese a recarsi nella campagna ad eseguire studi dal vero. Quest’esperienza stimolante si rivelò particolarmente proficua giĂ  al suo rientro a Napoli nel 1841, quando Carelli prese ad esporre alcune opere eseguite a Roma, tra cui una Veduta della Solfatara acquistata per la collezione borbonica di Capodimonte. Trasferitosi a Parigi con una lettera di presentazione per la regina Maria Amelia scrittagli da Isabella, il pittore riuscì ad affermarsi all’interno del competitivo ambiente artistico della cittĂ  esponendo ai Salon e ricevendo commissioni da parte di importanti personalitĂ  politiche, tra cui Lord Essex, il duca d’Aumale e il principe Joinville. Per Versailles dipinse un Miracolo di San Michele mentre lo stesso Luigi Filippo gli commissionò un album composto da cento disegni.

Rientrato a Napoli nel 1844 la carriera del Carelli non subì arresti, e venne scelto l’anno seguente dal conte Potocki, ambasciatore di Russia, per la realizzazione di due vedute di Napoli per conto dello zar (olio su tela, San Pietroburgo, Ermitage).

Convinto patriota, il pittore si battĂ© per l’indipendenza partecipando nel 1848 alle Cinque giornate di Milano, occasione nella quale ebbe modo di fare la conoscenza di Massimo D’Azeglio, arruolandosi poi tra i garibaldini nel 1860 prendendo parte alla battaglia del Volturno.

Del 1860 è l’interessantissimo album di disegni che il Carelli realizzò per documentare la storia del brigantaggio nel meridione, conservato presso la Biblioteca Reale di Torino.

Nel 1869 divenne maestro di pittura della regina Margherita, mentre al 1874 risale la nomina ad accademico di San Luca.

Morì a Napoli il 2 dicembre 1900.

Specializzatosi in vedute di piccolo formato nelle quali la luce inonda un paesaggio strutturato e ben composto, il lessico del Carelli è in prima istanza influenzato dai paesaggisti francesi, tra i quali possono citarsi Vernet, direttore dell’Accademia di Francia a Roma al tempo del soggiorno del pittore, e Gabriele Smargiassi, che inviava da Parigi le sue opere alle esposizioni napoletane. Il dipinto rappresentante la Veduta di Ponte Lucano con il sepolcro dei Plauzi (olio su tela, 1839, Napoli, collezione D’Angelo) è emblematico della prima fase del pittore, in un momento di forte contatto con l’ambiente capitolino, come ravvisabile nella limpida fermezza con cui vengono descritti i ruderi.

Successivamente la poetica del Carelli si lasciò sedurre dagli accenti lirici della scuola di Posillipo, e i suoi dipinti vennero caratterizzati da una composizione che si fa di piĂą ampio respiro e in cui l’atmosfera diventa limpida e ariosa, spesso popolati in primo piano da figure di origine umile intente nelle varie attivitĂ  quotidiane, come pescatori e popolane.

La Galleria ha presentato una Veduta del golfo di Napoli dai giardini reali di Portici (olio su tela, 1846), con ogni probabilitĂ  facente parte dei quadri inviati alla zarina Alessandra alla fine degli anni ’40 dell’Ottocento, d’ispirazione classicista e dall’intenso lirismo cromatico, animato dai cacciatori con i loro cani in primo piano.