Il pittore Alessandro Capalti nacque a Roma il 25 settembre 1807 da un ricco negoziante, Lorenzo, e da Anna Serafini, pittrice dilettante che fu allieva di Teresa Mengs-Maron. Dopo aver compiuto gli studi letterari presso il Collegio Romano, Capalti frequentò i corsi dell’Accademia di San Luca studiando pittura con Gaspare Landi e disegno con Andrea Pozzi e Tommaso Minardi, frequentando anche lo studio privato di quest’ultimo. Distintosi ben presto per le qualità grafiche – nel 1823 i suoi cartoni tratti da Raffaello erano stati elogiati pubblicamente -, nel 1827 il pittore vinse il primo premio per il disegno alla scuola del nudo, confermandosi l’anno seguente in merito alla pittura dal nudo. Per l’avvio della carriera del Capalti fu fondamentale il mecenatismo della famiglia Torlonia, per la quale lavorò più volte nel corso degli anni, realizzando in primis gli affreschi per la villa di Castel Gandolfo, dove tra 1830 e 1831 eseguì Mercurio e le Grazie unitamente alle sovrapporte con Le quattro parti del mondo. Del 1836 sono i lavori commessi da Alessandro Torlonia nel palazzo a Piazza Venezia, dove il pittore affresca lo scalone con tre episodi della vita di Alessandro Magno, mentre al piano nobile decora la galleria delle quattro età della civiltà umana. Per Marino Torlonia eseguì degli affreschi mitologici nella sua villa a Porta Pia, andati distrutti nel 1948, come distrutto è il suo intervento che aveva effettuato nel teatro di Tor di Nona. Attivo anche per la famiglia Borghese, il pittore nel 1837 dipinse affreschi e la tavola con il Martirio di San Sebastiano per la cappella di San Sebastiano nella villa Aldobrandini a Frascati su commissione di Francesco Borghese, mentre del 1840 sono i ritratti di Don Francesco e quello di Guendalina Calatoi.

Capalti raggiunse con successo le tappe più prestigiose in relazione ad una carriera artistica: venne eletto accademico di San Luca nel 1840 – alla quale fece dono nel 1842 di un Autoritratto, poi esposto nel 1847 alla mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti – e fu ammesso tra i virtuosi del Pantheon (1841), succedette alla cattedra di disegno a Tommaso Minardi (1854) e ricevé il titolo di cavaliere di San Gregorio Magno da parte di Pio IX.

Morì a Roma il 29 marzo 1868.

Pittore meritevole costretto all’oblio a causa della dispersione delle sue imprese di maggior pregio, dell’attività da frescante di Capalti rimane ad oggi ben poco. La sua poetica e il suo linguaggio sono quindi più facilmente percorribili attraverso le opere da cavalletto, alle quali si dedicò con maggior impegno in vista delle esposizioni, dove era solito inviare ritratti. A quella della Royal Academy del 1851 partecipò difatti con tre ritratti e con L’offerta dei fiorentini alla patria durante l’assedio del 1529, opera che partecipa della temperie romantica legata alla rievocazione di vicende politiche libertarie.

Nel genere del ritratto, che sancì le fortune del Capalti, il pittore si impose attraverso un lessico raffinato ed elegante, particolarmente gradito dall’aristocrazia romana. Ne rappresenta un apice emblematico delle qualità del pittore il bellissimo Ritratto di Mary Alethea Talbot (olio su tela, 1840 ca., Roma, Galleria Doria Pamphilj), dove l’aspetto grazioso e nobile della principessa viene esaltato dal candore niveo della pelle e da un abito alla moda che per qualità tattile è accostabile al miglior Hayez.

Nel campo della pittura religiosa può menzionarsi la Circoncisione dipinta da Capalti nel 1843 per la chiesa del Gesù, d’impostazione solenne e monumentale, con echi di una sensibilità d’ascendenza purista derivatagli dal contatto profondo con Minardi, cui pure non possono non evidenziarsi influenze del classicismo emiliano nei tratti tipologici delle figure.