Il pittore Silvestro Boito nacque a Polpet, in provincia di Belluno, il 30 luglio 1802, e risultano ancora scarne e poco attendibili alcune notizie sui suoi primi anni di vita. Intorno al 1820 Boito si trasferì a Padova, seguendo l’esempio del più noto De Min, dove riesce ad affermarsi come miniaturista, per poi compiere un viaggio a Vienna dove si trattenne dal 1822 al 1825.

Dopo un incessante girovagare, il pittore nel 1835 conobbe a Venezia la contessa polacca Giuseppina Radolinska, che sposerà l’anno successivo a Firenze. Trasferitosi a Roma con la nuova moglie, sembrerebbe che Boito vi fosse giunto di comune intesa con Caffi e Paoletti per ottenere commissioni e benefici da papa Gregorio XVI, loro concittadino, da cui fu nominato cavaliere di San Gregorio Magno. La parentesi romana durò ben poco e il pittore riprese a viaggiare con instancabile costanza prima a Napoli e Firenze, poi in Polonia e di nuovo a Padova, fino al definitivo approdo a Venezia, dove prese parte all’insurrezione del 1848 come capo battaglione della guardia nazionale.

Separatosi dalla moglie, che nel 1851 aveva fatto ritorno in Polonia, il pittore morirà a Montagnana il 22 agosto 1856.

Spirito inquieto e dall’animo avventuroso, Boito fu pittore che specializzò la propria attività artistica nel genere del ritratto, di cui si conservano numerosi esempi nelle collezioni private del bellunese. Per tali ragioni sono ancora di un numero piuttosto scarno le opere note del pittore, tra cui si può citare il ritratto miniato di  Giuseppe Alpago, che si inserisce senza troppe pretese all’interno della tradizione romantica di metà secolo.

Al di fuori della ritrattistica, del Boito è noto solamente un Gesù Cristo che cade sotto la croce (olio su tela, chiesa arcipretale di Cadola) e una miniatura della Sacra Famiglia di Raffaello.