Il pittore e scenografo Antonio Basoli nacque a Castelguelfo, nei pressi di Bologna, il 18 aprile 1774, e iniziò a frequentare i corsi dell’Accademia Clementina verso la fine degli anni Ottanta, considerando che nel 1793 risulta giĂ  attivo presso il Teatro Taruffi, probabilmente supportato dai suoi maestri, Mauro Braccioli e Petronio Fancelli. All’interno dello stimolante ambiente intellettuale bolognese il pittore si lega al circolo del conte Filippo Aldrovandi Marescotti, stringendo amicizia con Pelagio Palagi, con cui condivise lo spirito erudito e la passione per la letteratura. Con quest’ultimo il Basoli potĂ© collaborare a stretto contatto nel 1795, quando i due lavorarono in casa Trebbi a Bologna. Con il sorgere del nuovo secolo, il pittore si dedicò all’attivitĂ  didattica e alla realizzazione di pitture murali e quadrature per le dimore bolognesi collaborando con affermati figuristi, tra cui Felice Giani: sin dal 1802 ricoprì la carica di insegnante aggiunto presso l’Accademia, ottenendo la cattedra nel 1815 a cui si aggiungerĂ  quella di ornato architettonico nel 1824. A partire dal 1801 il Basoli compì numerosi viaggi per ampliare la propria cultura classica e figurativa, giungendo prima a Trieste, per spostarsi poi a Firenze e a Roma (1805) e fare infine una tappa a Milano per aggiornarsi sulle novitĂ  del Sanquirico.

Sul solco della tradizione bolognese il pittore si dedicò con estremo trasporto alla pratica incisoria, realizzando raccolte a partire da suoi disegni di arredi, decorazioni, scenografie e vedute. Con l’aiuto dei suoi fratelli Luigi e Francesco, con i quali peraltro decorò il Teatro Contavalli (le decorazioni sono andate perdute), diede alle stampe la Raccolta di prospettive serie, rustiche e di paesaggio (1810) e le Vedute pittoresche della cittĂ  di Bologna (1833).

Morì a Bologna il 30 maggio 1848.

Spirito dalla fantasia fervida, aperto alle sperimentazioni, fortemente orgoglioso della sua elevata erudizione e fiero della tradizione “temperistica” della propria cittĂ  natale, la visione scenografica del Basoli interessò anche la sua produzione vedutistica, come dimostra L’assedio al castello di Giugurta (olio su tela, 1810, Bologna, collezione della Cassa di Risparmio), dove per altro viene ad evidenziarsi anche una certa propensione al fantastico e al pittoresco, che rimanda alla mente le opere di Robert Adam e Hubert Robert.

Particolarmente emblematico della visione figurativa, sorprendentemente eclettica, del pittore, nonchĂ© della funzione didattica che la investiva, è lo strepitoso Alfabeto pittorico, una serie di incisioni su disegni di sua invenzione che mostrano fantasiose architetture classicheggianti a cui si fondono inserti orientaleggianti, abitate da figure classiche vestite all’antica.

Particolarmente cospicua e qualitativamente assai elevata è anche la sua produzione ad acquerello, occasioni in cui il pittore si discosta dalla dogmaticitĂ  d’impaginazione prospettica per inquadrare nuovi scorci, assecondando una modalitĂ  d’osservazione del mondo poetica e incantata.

Nell’ambito della pittura murale, è d’obbligo citare almeno il giovanile Monumento sepolcrale (1803, tempera su intonaco) nella Certosa Monumentale di Bologna, costituito da un sarcofago sotto una finta arcata, d’impianto sobrio, neo-quattrocentesco.