Figlio dello scultore Attilio, il pittore e mosaicista Sergio Selva nacque a Roma il 9 aprile 1919 e venne avviato all’arte dal padre, per il quale prese ben presto a servire da modello. Di primaria importanza per il perfezionamento artistico risultano anche i soggiorni trascorsi nei primi anni ’30 nel contesto bucolico e familiare di Anticoli Corrado, dove il giovane poté attingere alla frequentazione di numerosi e influenti artisti come lo zio Pietro Gaudenzi. L’artista esordì giovanissimo a sedici anni, esponendo alla Sindacale del Lazio del 1934 una Natura morta, in cui è evidente l’influenza proprio dello zio, e due paesaggi, uno dei quali acquistato dal Ministero dell’Educazione Nazionale.

Nel 1935 il pittore partecipò per la prima volta alla Quadriennale di Roma con il dipinto Ritratto di un gatto, che manifesta l’adesione di Sergio al tonalismo della “scuola romana”, mentre l’anno successivo espose alla Biennale veneziana

Al 1942 risale il primo grande lavoro di Sergio realizzato a fianco del padre, quando eseguì i mosaici per la pala d’altare della nuova cappella-sepolcreto dell’Arciconfraternita dei Trapassati al Cimitero Monumentale del Verano, dove è conservata anche una Pietà di Attilio.

Intorno al 1951 si data l’inizio dei lavori in collaborazione con Enrico Gaudenzi per gli affreschi del nuovo salone conciliare di Cassino, mentre del 1953 sono gli affreschi di Santa Maria del Piano ad Ausonia e i mosaici per la palazzina di famiglia all’Eur progettata dal fratello Bernardo.

Durante gli anni ’50 l’artista tornò invece con insistenza a dedicarsi alle opere da cavalletto, realizzando dipinti dalla forte reminiscenza picassiana e dalla meditata scansione ritmica dei volumi, come nel caso di Pastori e cavalli e Pastori e buoi presentati alla Biennale di Venezia del 1956. Negli ultimi anni della propria carriera il pittore giungerà ad un linguaggio in cui le figure si fanno sempre più essenziali e le scelte cromatiche si indirizzano verso una più raffinata ricerca di armonie di toni in accordo, riscontrabili nelle opere presentate alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio del 1963.

Morì a Roma il 25 maggio 1980.

Formatosi sull’esempio del padre Attilio e dello zio Pietro Gaudenzi, Sergio si accostò durante la prima maturità al linguaggio espressionista di Mafai e di Capogrossi, per poi lasciarsi catturare dalle realizzazioni in mosaico di Gino Severini. Divenuto uno dei principali rappresentanti di questa specifica tecnica, tra le prime prove dell’artista può ricordarsi Composizione (mosaico, 1938), esposta all’VIII Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti del Lazio del 1938 e vincitrice del premio per il mosaico.

Riconducibile al clima bucolico e domestico di Anticoli Corrado è l’opera Attesa di Pagliacci (olio su tela, 1943, Trieste, Museo Revoltella), che testimonia del personale percorso figurativo del pittore durante gli anni della guerra, affascinato dalle sperimentazioni catartiche delle avanguardie pur senza abbandonare del tutto la figurazione.

L’ultima fase della parabola creativa di Selva testimonia invece di una ricerca isolata e personale, che condusse alla realizzazione di dipinti dove le figure vengono inserite all’interno di un ambiente astratto, fluido.