Il pittore Pasquale Saviotti nacque a Faenza il 7 luglio 1791 e venne avviato alla pratica artistica dallo zio materno Giovanni Battista Ballanti Graziani, stuccatore e ornatista tra i più apprezzati collaboratori di Felice Giani. Successivamente seguì per l’artista un breve apprendistato presso la manifattura di maioliche dei conti Ferniani, dove già lavorava il fratello Andrea, di cui rimangono modelli in terraglia conservati nel Museo Internazionale della Ceramica di Faenza. Intorno al 1815 Saviotti prese a dedicarsi esclusivamente alla decorazione murale, realizzando dapprima il sipario del Teatro Comunale con il Trionfo di Apollo (il bozzetto ad olio su tela è conservato presso la Pinacoteca Comunale di Faenza), a cui fecero seguito gli affreschi con scene mitologiche e ornati alla raffaellesca nella palazzina Bucci. Tra il 1821 e il 1824 il pittore fu impegnato nella decorazione di cinque stanze e della galleria di villa Abbondanzi, detta “Le Sirene”, con episodi tratti dalla mitologia, cui fecero seguito le tempere eseguite per palazzo Matteucci-Guarini a Forlì.

Con la morte di Giuseppe Zauli avvenuta nel 1822 Saviotti succedé alla direzione della locale Scuola di Disegno, che nel 1830 lascerà al concittadino Giuseppe Marri. Del 1828 è il soffitto della prima cappella sinistra del Duomo di Faenza, dove licenzia Mosè e Davide.

Tra il 1829 e il 1832 l’artista compì numerosi viaggi a Roma, dove s’incontrò con Tommaso Minardi, e a Firenze, dove si sposò e si stabilì definitivamente. Nella città medicea il pittore diede avvio ad una fortunata carriera come decoratore, realizzando affreschi in palazzo Orlandi, palazzo Corsini (scene mitologiche per il piano nobile) e palazzo Masetti, dove eseguì Merope e Don Garzia, ispirata alle tragedie alfieriane.

Morì a Firenze l‘8 agosto 1855. 

Attratto inizialmente dall’esuberante vena espressiva di Felice Giani, con il trasferimento a Roma il pittore si avvicinò ai modi limpidi e composti di un Neoclassicismo all’avanguardia, come può apprezzarsi nei fregi monocromi della palazzina Bucci.

In una fase più tarda della propria attività Saviotti denuncia piuttosto punti di contatto con Sabatelli e Bezzuoli, mostrando un aggiornamento in chiave romantica.