La pittrice e scultrice Antonietta Raphaël nacque a Kaunas, in Lituania, nel 1895, sebbene ella stessa modificò più tardi la data di nascita al 1900 per non apparire molto più grande del futuro marito, il più celebre Mario Mafai. Con la morte del padre avvenuta nel 1905 l’artista si trasferì con la madre a Londra, dedicandosi allo studio della musica e diplomandosi in pianoforte alla Royal Academy. Nel 1919 morì anche la madre, così Antonietta si trasferì prima a Parigi e poi nel 1924 a Roma, dove a partire dall’anno successivo iniziò a frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti, facendo il fatidico incontro con Mario Mafai. Tra i due nacque fin da subito un’affinità che si tramutò in intima passione, tanto che nel 1926 vide la luce la loro prima figlia Miriam e la coppia andò a vivere presso la casa-studio di via Cavour, che divenne il cenacolo della Scuola Romana. Di questo periodo sono alcuni dei suoi dipinti più noti, come Autoritratto con violino (olio su tavola, collezione privata) e Simona in fasce, caratterizzate da un acceso espressionismo. L’esordio della pittrice avvenne nel 1929, quando ebbe modo di presentare le proprie opere alla I Sindacale del Lazio, occasione che fruttò alla Raphaël l’entusiastico apprezzamento di Roberto Longhi, e alla Mostra Collettiva presso la Casa d’Arte Bragaglia. Nel 1930 la pittrice partì per Parigi con Mafai, e dopo una parentesi londinese occorsa a cavallo tra il 1931 e il 1932 fece ritorno nella capitale francese dove rimase fino all’anno successivo. Tornata a Roma, l’artista prese a dedicarsi con maggior partecipazione alla scultura, lavorando a stretto contatto con Ettore Colla nel suo studio di Castro Pretorio. Nel 1936 la scultrice riprese l’attività espositiva partecipando alla IV Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti del Lazio, cui seguirono nel 1937 la presentazione di una Composizione alla VII Sindacale Romana e nel 1938 di due sculture all’VIII Sindacale Laziale.

Per sfuggire alle persecuzioni razziali nel 1939 la Raphaël riparò a Genova, dove rimase fino alla fine della guerra, avendo il privilegio di stringere amicizia con Giacomo Manzù, che andava spesso a trovarla. Nel 1947 la scultrice tenne la sua prima personale presso la galleria Barbaroux di Milano, mentre dell’anno successivo fu l’invio della sua prima opera, Le tre sorelle (cemento, 1933-36, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), ad una Biennale veneziana.

Al 1956 risale il viaggio in Cina della pittrice insieme ad una delegazione di artisti italiani di cui facevano parte Aligi Sassu e Giulio Turcato e a cui fecero seguito tre mostre dove vennero proposte le opere da questo ispirate: alla galleria L’incontro di Roma, alla Strozzina di Firenze e all’Unione Sindacale di Torino presentata in queste ultime due occasioni da Cesare Brandi.

Con la morte di Mafai avvenuta nel 1965 l’artista si dedicò con maggior impegno alla pittura, anche perché l’attività plastica divenne col tempo sempre più faticosa, sebbene grazie al crescente successo ebbe modo di fondere in bronzo tutte le sculture realizzate negli anni.

Morì a Roma il 5 settembre 1975.

Esordiente nel mondo dell’arte come pittrice dall’appassionato fervore espressionista caratterizzato dal colore sanguigno e acceso, la Raphaël si impose successivamente come scultrice dallo stile sorprendente, sebbene i primi grandi riconoscimenti le vennero tributati solo a partire dagli anni ’50. Affascinata in un primo momento dal classicismo di Aristide Maillol, ravvisabile in opere come Niobe (bronzo, collezione privata), l’artista approdò ad un linguaggio altamente personale ed indipendente, di cui opere come Toro morente (bronzo, Roma, collezione privata) e Genesi rappresentano una testimonianza della potenza espressiva del suo stile, elegante e sobrio.