Il pittore Nicola Consoni nacque a Ceprano, nel frusinate, nel 1814, e ricevette la prima formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove fu allievo di Giovanni Sanguinetti. Successivamente Consoni si trasferì a Roma per frequentare i corsi dell’Accademia di San Luca, aggiudicandosi il primo premio della seconda classe di pittura del Concorso Balestra del 1833. Nel 1835 il pittore risulta ancora vincitore con il saggio di disegno sul tema dell’Apparizione di Gesù agli apostoli, condotto sotto la supervisione di Tommaso Minardi, da cui Consoni prende anche lezioni private. In questo lasso di tempo dovette cadere il viaggio del pittore a Napoli, prima di iniziare al ritorno la sua attività per i Torlonia: per il palazzo di Piazza Venezia (distrutto) esegue tra il 1836 e il 1839 gli affreschi a monocromo sullo scalone d’onore (Poesia e Musica), sulla volta della “stanza dei quattro poeti” dipinge un Apollo citaredo, mentre nei quattro tondi sui pennacchi rappresenta Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Per il palazzo di Don Marino in via Condotti nel 1851 realizza tre tele, incastonate in un soffitto dell’appartamento della duchessa di Poli, con I filosofi e i poeti dell’antichità, la Poesia e la Filosofia. Nel 1846 partecipa alla Storia di Francia figurata con alcuni disegni incisi poi da Marchetti ed è presente all’esposizione della Società Amatori e Cultori delle Belle Arti con un Re David. L’anno seguente è eletto membro di merito dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, divenendo membro di quella di San Luca nel 1850 – ne sarà presidente nel 1877 e nel 1883. In quello stesso anno il pittore diede inizio ai lavori per l’esecuzione degli affreschi nella navata centrale della Basilica di San Paolo fuori le Mura, terminati nel 1860, realizzando Paolo e Barnaba al concilio di Gerusalemme e La guarigione del padre di Publio a Malta, mentre per i mosaici della facciata, portati a termine da Luigi Agricola, fornì i cartoni. La fase tarda dell’attività dell’artista fu assorbita dall’ambiziosa impresa della decorazione della loggia di Pio IX in Vaticano, dove dipinse ventiquattro riquadri con Scene della passione di Cristo, coadiuvato da Alessandro Mantovani, a cui si devono le grottesche, e da Pietro Galli, a cui invece spettano i bassorilievi in stucco.

Morì a Roma il 21 gennaio 1884.

Il Consoni deve la sua notorietà, piuttosto diffusa anche presso i contemporanei, all’attività di frescante, nella quale si attenne sempre con convinta adesione ai canoni puristi professati dal maestro Minardi. Non è un caso che il pittore trasse dei disegni da dipinti famosi del faentino, come documentato dall’Omero cieco in casa del pastore Glauco transitato presso la Galleria, che permise al Consoni di assorbire quel gusto per le ambientazioni scabre e per le citazioni erudite che arricchiscono un recitare composto ed equilibrato. La stessa cifra sintetista e pacata investe anche la sua produzione religiosa, dai toni intimisti e dalla tavolozza minimalista, apprezzabile anche nella sua numerosa produzione bozzettistica, come nel caso della Discesa di Nostro Signore nel Limbo con la quale Consoni presenziò all’Esposizione Romana per l’Arte Cattolica del 1870.

La Galleria ha proposto anche un bellissimo pastello del pittore raffigurante Minerva sente narrare da Polimnia la storia delle figlie di Pierio, opera legata alla commissione del marchese Ala Ponzoni di Milano.