Tra i pittori di spicco della prima generazione di artisti neoclassici italiani, Luigi Ademollo nasce a Milano nel 1764, dove inizia a frequentare fin da giovane i corsi dell’Accademia di Belle Arti di Brera, prendendo lezione, tra gli altri, da Domenico Aspari e Giuliano Traballesi. Intorno al 1782 si fa risalire l’inizio della sua collaborazione con lo scenografo Luigi Rodriguez, con il quale compie un primo viaggio a Roma nel 1785, eseguendo le scenografie per il teatro Alibert e lavorando come figurista per il paesaggista Ducros. Il soggiorno nella Città Eterna si prolungò fino al 1788, anno in cui vinse il concorso per la decorazione del teatro della Pergola (distrutto). Il pittore si stabilì dunque a Firenze, venendo eletto nel 1789 membro dell’Accademia di Belle Arti, e diede inizio ad un’intensa attività in territorio toscano, eccettuata una breve parentesi romana nel 1803, sovvenzionata dal suo mecenate pisano, Domenico Scotto, per cui dipinse dodici tele con soggetti tratti da Ovidio. Morì a Firenze l’11 febbraio 1849.

Relegato ai margini della storiografia artistica fino a tempi piuttosto recenti, a seguito di un incomprensibile oblio, il pittore è invece oggi considerato tra le personalità più significative all’interno del panorama neoclassico italiano, riuscendo a riscattare infine il ruolo che più gli spetta.

Al suo primo soggiorno romano risale il Teti conforta Achille (Milano, Accademia di Belle Arti di Brera), un dipinto giovanile in cui già è manifesta la sua predilezione per scene eroiche e gesti drammatici enfatizzati dalle fisionomie allungate.

Il suo stile, caratterizzato da una vena espressiva fortemente marcata, si concreta attraverso un fare impetuoso e severo, ma non per questo asciutto e privo di attrattiva, mostrando di aver assorbito con profitto la lezione di Felice Giani. Tale cifra stilistica è ben evidente nella sua produzione grafica, e, forse in maniera ancor più apprezzabile, in quella a tempera, dove sembra dar sfogo alla sua personale enfasi narrativa. Caratteristiche queste apprezzabili nelle opere che la Galleria Carlo Virgilio ha avuto l’opportunità di presentare, come nel bel disegno raffigurante Tiresio premiato da Giove e la tempera su carta con la Disputa con i Dottori.

Tra il 1791 e il 1793 Ademollo realizzò la decorazione della cappella Palatina di Palazzo Pitti (con la monumentale Entrata di Cristo a Gerusalemme), trasferendosi successivamente a Siena per dedicarsi all’imponente lavoro di Palazzo Venturi Gallerani. Gli affreschi con episodi tratti dall’Iliade vengono annoverati tra i vertici più alti della carriera artistica di Ademollo per impegno, originalità e qualità formali. Siena si rivelò per altro città dallo spirito affine a quella del pittore, fortemente attratta dalla sua poetica anticonvenzionale, e nel giro di pochi anni il pittore fu attivo per i palazzi Sergardi (1794-95), Malavolti e Giuggioli (1796-98). Occasioni in cui l’artista potè dare un saggio della sua vasta cultura letteraria e antiquaria, nonché dar sfogo al suo eclettismo erudito, dando vita a scene ispirate dai fregi all’antica. Tra le altre commissioni ricevute in territorio toscano vanno sicuramente menzionate le pitture per il palazzo ducale di Lucca su incarico di Maria Luisa di Borbone (Storie di Traiano, 1818-19), quelle per la cappella dell’Assunta della chiesa della Santissima Annunziata di Firenze (1828) e il ciclo pittorico per la chiesa della Madonna dei Lumi a Pieve Santo Stefano (1837).