Il pittore Giuseppe Molteni nacque a Milano nel 1800, iscrivendosi nel 1815 all’Accademia di Brera dove studiò disegno con Giuseppe Longhi. A causa delle ristrettezze economiche l’artista dovette abbandonare gli studi e recarsi a Bologna per intraprendere l’attività di restauratore di dipinti antichi. Successivamente il pittore si spostò dapprima a Parma e poi a Roma, dove strinse amicizia col conte Giuseppe Poldi Pezzoli, per poi stabilirsi a Milano, dove aprì bottega e facendosi apprezzare come restauratore, tanto che divenne consulente del Louvre e del British Museum. A partire dal 1828 Molteni iniziò ad esporre con regolarità i propri ritratti alle rassegne braidensi, imponendosi con sempre più autonomia come uno dei più apprezzati ritrattisti del suo tempo. Nel 1831 il pittore presentò invece alcune scene di genere, come Ragazzo che fa le bolle di sapone (olio su tela, perduto) dipinto per il Poldi Pezzoli e Il filosofo in contemplazione per la marchesa Vittoria Visconti d’Aragona. Al 1833 risale il ritratto a mezza figura di Maria Luigia di Parma, che valse all’artista il conferimento dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio; mentre dell’anno seguente è il Ritratto di Rossini licenziato per la contessa Amalia Belgioioso.

Nel 1844 Molteni espose al Valentino La convalescente, per poi dedicarsi alla realizzazione di dipinti ispirati dai Promessi sposi, come La monaca di Monza (olio su tela, 1847, Pavia, Musei Civici), inaugurando un filone assai fortunato nell’ambito del Romanticismo storico.

Socio d’arte della Pinacoteca di Brera a partire dal 1839, il pittore ne divenne successivamente prima consigliere ordinario (1851) e poi conservatore (1854).

Morì a Milano l’11 gennaio 1867.

La fama e le qualità del Molteni come ritrattista possono evincersi dal prestigio dei committenti che a lui si rivolsero per essere effigiati, dal principe di Metternich all’imperatore d’Austria Ferdinando I (olio su tela, 1836, Milano, Galleria d’Arte Moderna).

Ma accanto a questo genere il pittore seppe farsi apprezzare anche per la capacità di accendere i sentimenti del pubblico e destarne la commozione attraverso rappresentazioni dal forte impatto emotivo-sentimentale, mostrando attraverso tale produzione di condividere i valori più intrinseci della temperie romantica. È il caso ad esempio della Derelitta (olio su tela, 1845, Milano, Pinacoteca di Brera), esposto a Brera nel 1845 venendo salutato da Carlo Tenca come il capolavoro dell’artista, acquistato dal conte Litta e presentato all’Esposizione Universale di Parigi del 1855. In effetti qui, oltre alle indubbie doti tecniche che si sostanziano nel lirismo con cui la luce illumina il volto della giovane e nel verismo ambientale, il moto degli affetti tocca vette di intima e domestica drammaticità che lo differenziano dalla produzione di Francesco Hayez.

Tornando a parlare del genere con cui Molteni è universalmente conosciuto, quello del ritratto, può qui citarsi il dipinto passato nella nostra Galleria raffigurante Francesco Hayez (olio su tela, 1825 ca.), che testimonia dell’amicizia del Nostro, maturata fin dalla gioventù, con il celebre pittore veneto.