Il pittore Giovanni Battista Gigola nacque a Brescia il 28 giugno 1767 e dopo aver condotto studi letterari su insistenza del padre, andò a bottega da un pittore locale prima di lavorare presso la ricevitoria del lotto di famiglia. Alla morte del padre avvenuta nel 1787, Gigola poté dedicarsi alla pittura, realizzando ritratti in miniatura su avorio, trasferendosi nel 1789 a Milano per frequentare i corsi dell’Accademia di Brera, in particolare le lezioni di elementi di figura tenute da Domenico Aspari. Al 1791 risale il soggiorno romano del pittore, dove frequentò prima l’Accademia del nudo in Campidoglio e poi l’Accademia di San Luca, vincendo il primo premio del concorso sul tema della Morte di Giuliano l’Apostata. Nell’Urbe l’artista rimase particolarmente affascinato dalle opere di Batoni e Mengs venendo ben presto attratto dalle novità “neoclassiche” relative all’uso della linea di contorno introdotte da Canova, Carstens e Flaxman, che risulteranno fondamentali per la maturazione del suo stile. Fatto ritorno a Milano nel 1796, con lo scatenarsi degli eventi rivoluzionari il pittore rientrò a Brescia arruolandosi con il grado di generale della Guardia Nazionale. Durante gli ultimi anni del secolo Gigola seppe costruirsi una vasta clientela tra i militari francesi e l’aristocrazia bresciana, per la quale realizzò molti ritratti in miniatura, tra cui quello di Girolamo Lechi e Giovanni Labus. Nel 1799 il pittore fu di nuovo a Milano, dove entrò nelle grazie del marchese Gian Giacomo Trivulzio, che divenne uno dei suoi più affezionati estimatori, per poi soggiornare a Parigi nel 1803 partecipando al Salon dove riscosse numerosi consensi.

Rientrato a Milano nel 1804 l’artista eseguì la copia del ritratto che l’Appiani aveva realizzato di Eugéne de Beauharnais, conquistandosi la stima del viceré, che lo nominò ritrattista di corte.

Nel 1812 il pittore fu premiato con la medaglia d’oro al concorso delle Arti e Mestieri per il suo impegno nel perfezionamento della miniatura su smalto, e a partire dal 1818 iniziò a presenziare con regolarità alle rassegne braidensi: a quella del 1823 espose Amore e Psiche alla presenza degli dei (smalto su rame, Milano, Galleria d’Arte Moderna). Tra il 1825 e il 1826 l’artista fu impegnato a realizzare le miniature su pergamena destinate ad illustrare l’edizione del Corsaro di Byron stampata in tre copie: una rimase tra i beni del Gigola (Brescia, Ateneo), un’altra fu acquistata dal conte Schomborn-Wiesentheid mentre la terza se l’assicurò il commerciante Treves.

All’inizio degli anni ’30, a causa dell’indebolimento della vista, Gigola dovette abbandonare la propria attività di miniaturista, ricevendo la nomina a socio d’onore dell’Ateneo di Brescia per i propri meriti.

Morì a Tremezzo il 7 agosto 1841. 

Miniaturista dalla vena esecutiva raffinata che riuscì a ritagliarsi uno spazio di primo piano all’interno dello scenario artistico lombardo a cavallo tra XVIII e XIX secolo, godendo della stima di nobili e ricchi borghesi, tra le imprese più pregevoli del pittore figurano le miniature su pergamena tratte dal Giulietta e Romeo di Luigi da Porto, stampate in sei versioni con varianti, una delle quali eseguita per il granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena.

Le qualità ritrattistiche del pittore possono invece apprezzarsi nel Ritratto delle tre figlie e del figlio di Giacomo Trivulzio (tempera su avorio, 1807, Milano, Museo Poldi Pezzoli), delicato e soave nel suo pur brioso taglio.