Il pittore Fortunato Duranti nacque a Montefortino, nei pressi di Ascoli Piceno, il 25 settembre 1787, mostrando fin da piccolo innate e pregevoli doti nel disegno. Per favorire tali inclinazioni lo zio Pietro, servitore in casa Onorati Jesi, lo mandò a studiare presso i Camaldolesi dell’Eremo delle Grotte del Masaccio, trasferendosi poi a Roma grazie al sostegno economico del cardinale Bernardino Onorati. Nell’Urbe il pittore studiò al seguito di Domenico Conti, che aveva aperto una scuola privata in cui si formarono artisti come Vincenzo Camuccini e Pietro Benvenuti, iniziando a frequentare anche il circolo artistico-culturale gravitante intorno Felice Giani e Tommaso Minardi, col quale strinse una solida amicizia.

Durante questo periodo Duranti iniziò anche ad occuparsi di antiquariato e del commercio di opere d’arte, compiendo nel 1816 un viaggio in Germania nel tentativo di vendere parte della sua collezione. Sospettato di essere una spia venne però arrestato dalla polizia austriaca, che gli confiscò ogni bene, e il pittore poté far ritorno in Italia solo dopo innumerevoli peripezie, che lo segnarono a tal punto da causargli gravi problemi psico-fisici. Trascorso un breve periodo in cui si spostò frequentemente tra Roma e Montefortino, nel 1840 Duranti si ritirò definitivamente nella propria città natale, abbandonando una decina d’anni dopo l’attività artistica a causa della perdita della vista.

Morì a Montefortino il 2 febbraio 1863, dopo aver donato tutte le opere della propria raccolta alla città, che ha successivamente fondato una Pinacoteca a suo nome.

Dedicatosi principalmente all’attività grafica, nel Duranti è possibile individuare le tracce di un classicismo anticonvenzionale, a volte velato da accenti inquietanti e oscuri, cui si accompagnano i riferimenti a Raffaello e il ricorrere di elementi architettonici tratti dall’antichità. La bellissima coppia di disegni transitati presso la Galleria Carlo Virgilio raffiguranti una Scena classica e Ulisse in casa di monsignor Della Casa (matita, penna e inchiostro acquerellato su carta) ben esemplificano i caratteri più onirici della sua produzione, che si mantiene sempre su elevati livelli formali.

Tra le poche opere eseguite ad olio dal pittore ad oggi note, che denunciano un evidente scarto qualitativo rispetto ai disegni, può citarsi l’Autoritratto (olio su tela, 1840 ca., Montefortino, Pinacoteca Comunale Duranti) caratterizzato da una pennellata libera ed estremamente vivace, in cui il pittore si rappresenta in un ambiente astratto, dall’atmosfera metafisica.