Del pittore Giuseppe Della Valle, con ogni probabilità nato a Roma a cavallo tra XVIII e XIX secolo, non sono emerse tracce né all’interno degli archivi dell’Accademia di San Luca né da altre fonti a stampa dell’epoca, il che fa presupporre che non abbia ricevuto una formazione accademica. La prima traccia che permette di seguire la sua vicenda artistica risale al 1818, quando partecipa con due dipinti, Gesù caricato della croce e Gesù spogliato delle sue vesti, all’impresa collettiva destinata alla realizzazione delle stazioni della Via Crucis nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.

La sua attività inizia un paio di anni prima, in quanto risulta come l’ideatore de La presentazione a David del corpo di Isbosut realizzata per l’Ottavario dei morti nel cimitero dell’Ospedale del Santissimo Salvatore al Sancta Sanctorum, incisa da Bartolomeo Pinelli. Per la stessa sede ideò e incise successivamente La morte di Eliodoro (1817), Lo zelo di Matatia per la legge del Signore (1818) unitamente a tanti altri soggetti susseguitisi negli anni. Tra il 1821 e il 1822 il pittore partecipa alla decorazione della Cappella Paolina al Quirinale per volontà di Pio VII, alla quale lavorarono anche Luigi e Filippo Agricola, Tommaso Minardi, Agostino Tofanelli, Luigi Durantini.

L’ultima impresa del pittore di cui ci resta traccia risale al 1828, quando esegue tutti i dipinti, a guazzo e ad olio, per l’apparato eretto in occasione della beatificazione della Venerabile Serva di Dio Maria Vittoria. 

Nell’impossibilità di stabilire quale tra gli Apostoli e gli Evangelisti della Cappella Paolina spetti al Della Valle, si può in ogni caso suggerire che il pittore fosse dotato di qualità per nulla scadenti o dozzinali, considerando che figurò di fianco a pittori di riconosciuto e apprezzato livello in una commissione assai prestigiosa. Le uniche opera attraverso le quali può giudicarsi il suo personale stile figurativo sono le due stazioni della Via Crucis che si trovano nella basilica di Sant’Andrea delle Fratte: nel quadretto con Cristo caricato della croce, posto tra la cappella della Madonna del Miracolo e quella di San Giuseppe, è evidente nel pittore una profonda rilettura dell’opera di Raffaello, specialmente delle opere della prima maturità, verificabile sia nell’impianto compositivo che nelle scelte cromatiche, ovvero in una pittura luminosa che utilizza prevalentemente di colori caldi e puri.