Il pittore Tranquillo Cremona nacque il 10 aprile 1837 a Pavia, in una famiglia agiata d’origine ebraica, sviluppando fin da subito interessi verso l’attività artistica, tanto che già a partire dal 1848 è iscritto presso la civica scuola di pittura diretta da Giacomo Trécourt.  Nel 1852, su invito del fratellastro Giuseppe, Cremona si trasferì a Venezia per seguire i corsi dell’Accademia di Belle Arti, interessandosi prevalentemente alla pittura veneta del Quattro e Cinquecento, affascinato dalla sua tendenza a dissolvere la linea di contorno. Tra le prime opere del pittore, che in prima battuta si accostò a tematiche d’ascendenza romantica, figura Un falconiere del XVI secolo (olio su tela, 1859, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna), presentato alla mostra annuale dell’Accademia di Brera del 1860 quando l’artista figurava ancora tra gli allievi dell’accademia veneziana. In quello stesso anno Tranquillo Cremona si stabilì a vivere a Milano dove iniziò a frequentare i corsi accademici, e stimolato dal contatto diretto con Francesco Hayez si dedicò a dipingere prevalentemente soggetti storico-romantici ambientati in epoca medievale, come Una visita alla tomba di Giulietta e Romeo (olio su tela, 1862, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna) dipinto per il collezionista Giuseppe Puricelli Guerra, in cui i due giovani innamorati vestono abiti rinascimentali di estrema eleganza.

Il riconoscimento pubblico del pittore avvenne nel 1863, quando presentò a Brera la grande tela rappresentante Marco Polo davanti al Gran Khan dei Tartari (olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), accolta freddamente da parte della critica ma lodata per l’esattezza dei costumi e la vividezza cromatica. Fu durante questo periodo che Cremona si accostò per la prima volta alla Scapigliatura lombarda, della quale divenne tra gli interpreti più esuberanti e bizzarri, frequentando quel circolo culturale cui facevano parte i letterati Praga e Rovani e il musicista Boito. Il Nostro si occupò dunque di esaltare le qualità musicali della pittura, mettendo in pratica quell’idea dell’unità tra le arti fortemente promossa dal movimento, e si occupò della parte illustrativa del volume del Rovani intitolato Le tre arti (Milano, 1874), dove tali concetti furono teorizzati.  A partire dagli anni ’70 Cremona abbandonò così gradualmente quei residui di schematismo accademico per approdare ad un linguaggio che esaltava le delicate sovrapposizioni cromatiche, eliminando la linea di contorno per restituire effetti vaporosi e misteriosi, realizzando dipinti come Attrazione (olio su tela, 1874, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna).

Nel 1874 il pittore venne nominato socio onorario dell’Accademia di Brera, divenendo nel 1877 direttore della Scuola d’Arte di Pavia, a riconoscimento ufficiale dei meriti accordatigli.

Morì a Milano il 10 giugno 1878, intossicato dal piombo che usava spalmare direttamente sulla mano o sul braccio.

Tra i principali esponenti e fautori della Scapigliatura lombarda, il pittore forgiò il proprio personale stile – riconoscibile per la pennellata pastosa e sfumata che sfalda in chiazze di colore puro le forme – partendo dalle ricerche luministiche di Carnovali e Faruffini, giungendo così a concepire una pittura fatta di tocchi sfocati, brani narrativi spezzati nella loro dissolvenza. Ne rappresenta un magnifico esempio il dipinto I due cugini (olio su tela, 1870, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), presentato alla Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1871 e considerato il primo della serie degli “idilli amorosi”. Il pittore infatti si interessò con tenera  applicazione e fervida cura alla rappresentazioni di immagini suggestive attraverso le quali i sentimenti emergono con delicatezza da una sorta di vapore aeriforme, apprezzabile in opere come L’Edera (olio su tela, 1878, Torino, Galleria d’Arte Moderna), ad oggi ritenuta l’ultima creazione dell’artista.