Del pittore Liberale Cozza, nato a Venezia il 29 luglio 1768, mancano ancora all’attivo studi approfonditi che ne ricostruiscano le vicende biografiche e la carriera artistica. Dai dati noti è possibile tuttavia estrapolare come il pittore dovette formarsi quasi da autodidatta, rimanendo così sempre piuttosto lontano dai dettami canonizzanti accademici, il che gli consentì di giungere ad un lessico personale e accattivante. Dopo aver appreso i rudimenti del mestiere dal mediocre Giovan Battista Tosolini, Cozza si votò allo studio indefesso dei calchi antichi facenti parte della collezione del conte Farsetti, non abbandonando tuttavia il legame con la tradizione della pittura locale cinquecentesca. La sua personale e schietta visione artistica dovette comunque suscitare il consenso dei cultori delle Belle Arti, considerando che il pittore vinse il primo premio di un concorso promosso dallo stesso Farsetti per il miglior disegno dell’Apollo del Belvedere, e che fu molto apprezzato per la realizzazione di pale d’altare in territorio lombardo-veneto. Tra le migliori realizzazioni in tal senso viene ricordato un San Luigi Gonzaga nella chiesa veneziana di San Tommaso. Nel 1805 Cozza partecipò – probabilmente sempre ad un altro “concorso Farsetti” – con il grande quadro La morente genitrice di Tebano Aristide, dal vivace colorismo veneto, mentre riscosse numerosi ed entusiasti consensi il dipinto raffigurante L’incontro tra Saul e il profeta Samuele in occasione della sua presentazione nel dicembre del 1808 presso la chiesa di Santo Stefano.

Nel 1817 il pittore, su investitura di Antonio Canova, partecipò con il dipinto raffigurante Il ritorno di Assuero nella sala del Convito all’omaggio organizzato dallo stesso scultore per le nozze di Francesco I con Carolina Augusta di Baviera.

Morì a Venezia il 26 maggio 1821.

Cifra qualificante dello stile del Cozza è un’autonomia eclettica apprezzabile sia nelle scelte compositive che nella trattazione cromatica, sempre ricca e dalle tonalità calde, che vuole denunciare il suo forte legame con la tradizione veneta in contrasto con l’imperante gusto neoclassico, spesso freddo e impersonale. Può prendersi ad esempio di questa sua produzione, per altro allo stato attuale assai scarna, la pala d’altare raffigurante San Filippo Neri invita i fanciulli a venerare la Madonna (olio su tela, 1811, Brescia, chiesa di San Giacomo), d’intonazione così sobria e liricamente comunicativa da sembrare veramente in netto anticipo di almeno un decennio rispetto le prime declinazioni in chiave purista della pittura italiana.

Presso il Museo di Belle Arti di Budapest è conservato il Ritratto di Carlo Caminotti (olio su tela, 1793) con attribuzione al Cozza, che se dovesse trovare fondamento costituirebbe l’unico dipinto noto nel genere del ritratto di mano del pittore, caratterizzato per altro da un’impattante verve espressiva amplificata dalla sprezzatura del ductus pittorico.