Il pittore, scultore, incisore e scenografo Felice Casorati nacque a Novara il 4 dicembre 1883, ma iniziò a spostarsi ben presto e con frequenza al seguito del padre, ufficiale in carriera, finché non approdò a Padova, dove frequentò il liceo classico e si laureò in Giurisprudenza nel 1906. Nella città il pittore prese lezioni in campo figurativo da Giovanni Vianello, esponendo per la prima volta alla Biennale di Venezia il Ritratto della sorella Elvira, trasferendosi poco dopo a Napoli con la famiglia, dove rimase fino al 1911. A questa data il pittore è presente all’Esposizione Internazionale di Valle Giulia a Roma, poi si trasferisce a Verona entrando in contatto con le correnti artistiche influenzate dalle Secessioni di Monaco e di Vienna e con i giovani artisti gravitanti intorno a Ca’ Pesaro, dove nel 1913 espone in una sala personale. Dopo le tragiche esperienze della guerra e del suicidio del padre, avvenuto nel 1917, che lasceranno un segno profondo e indelebile nell’animo del pittore, Casorati si trasferisce a Torino con la madre e le due sorelle, dando vita ad opere nelle quali si riflette il senso d’angoscia e di tristezza che lo opprimono, come Ragazza con scodella (tempera su tela, 1919, Torino, Galleria d’Arte Moderna).

Dopo aver rifiutato di partecipare alla Biennale del 1920 in polemica con le istanze accademizzanti ufficiali, l’artista promuove un vero e proprio esodo secessionista concretizzatosi nella “Mostra degli Artisti dissidenti di Ca’ Pesaro”, organizzata presso la galleria Geri Boralevi in Piazza San Marco, in cui tra le altre opere figurano Il pastore (olio su tela, 1818, Torino, collezione Bertasso) e Tiro al bersaglio. In questo lasso di tempo Casorati si avvicinò con sempre più interesse alla lezione formale e ideologica lasciata in eredità da Cézanne, da cui apprese l’idea di costruire i volumi attraverso masse fatte di linea e colore in perfetta correlazione. Nella città piemontese, assai ricca di stimoli culturali e traboccante di vitalità creativa, il pittore stringe amicizia con Piero Gobetti, che pubblica la prima monografia sull’artista nel 1923, e conosce Riccardo Gualino, che gli commissiona la realizzazione di un teatro privato nella propria abitazione, inaugurato nel 1925.

Nel 1924 Casorati ottiene una personale alla Biennale di Venezia, in cui è presentato da Lionello Venturi, rassegna che ne decretò il successo internazionale. Intanto dall’anno precedente l’artista aveva dato inizio alla sua attività didattica aprendo un libero atélier, che proseguì successivamente con la cattedra di arredamento e decorazione interna presso l’Accademia Albertina di Torino (1928), dove divenne poi titolare della cattedra di pittura a partire dal 1941.

Morì a Torino il 1° marzo 1963.

Indirizzatosi fin dagli esordi della propria carriera verso un linguaggio conciso e lineare, a partire dal primo dopoguerra Casorati dà forma a una pittura fatta di figure immote, assorte, di un rigore quasi geometrico, evidenziate da una luce fredda e intensa. Del 1922 è il capolavoro Ritratto di Silvana Cenni (tempera su tela, 1922, Torino, collezione privata), dove in un’atmosfera di freddo immobilismo l’effigiata viene presentata irrigidita, immersa in un ambiente che sà di scenografia, sospeso e quasi irreale. L’opera è per altro esemplificata sulla scorta del Polittico della Misericordia di Piero della Francesca, così come è una citazione dal Cristo morente del Mantegna il dipinto Meriggio (olio su tela, 1923, Trieste, Museo Revoltella), ambientato in una luce pomeridiana che accentua il senso di straniamento generale dell’opera.

La produzione scultorea di Casorati è  legata a quella dell’amico Arturo Martini – come testimonia Ada (terracotta, 1914, Torino, Galleria d’Arte Moderna).