Lo scultore Carlo Albacini nacque intorno al 1734 e con ogni con ogni probabilità fu originario delle Marche, dove risiedeva parte della sua famiglia.

I contorni del suo profilo biografico non sono ad oggi nettamente definiti. Ebbe una prima formazione presso l’atelier di Bartolomeo Cavaceppi e all’inizio degli anni settanta del Settecento riuscì a raggiungere una certa fortuna, anche grazie alle commissioni di importanti viaggiatori stranieri che transitavano a Roma. Nel 1783 venne accolto come accademico di merito presso l’Accademia di San Luca, riconoscimento della fama raggiunta e della considerazione del suo lavoro.

Lo scultore fu particolarmente attivo per la corte borbonica, restaurando numerose sculture della collezione Farnese che, sul finire del secolo, dovevano essere trasferite da Roma a Napoli.

Per l’imperatrice di Russia Caterina II, eseguì un ritratto a figura intera, ricordato dalle fonti dell’epoca e forse andato perduto durante la seconda guerra mondiale.

Morì a Roma nel 1813, lasciando in eredità il suo atelier in via de‘ Greci al figlio Filippo che ne continuò l’attività.

Scultore particolarmente impegnato in lavori di restauro – è noto infatti che integrò alcuni marmi delle collezioni pontificie – e nella copia di celebri capolavori dell’antichità fu assai apprezzato da collezionisti e intenditori d‘arte; la conoscenza delle sue opere originali risulta ancora piuttosto scarsa.

La Galleria Carlo Virgilio ha potuto vendere al Museo degli Uffizi di Firenze un Busto di Virgilio in marmo, una raffigurazione del celebre poeta dai tratti apollinei, scolpita con quella precisione e raffinatezza esecutiva che caratterizzarono tutta la produzione dello scultore.