Il pittore Giuseppe Canella nacque a Verona il 28 luglio 1788, figlio dello scenografo Giovanni, che lo avviò alla pratica artistica. Come scenografo esordì anche Giuseppe, che proseguì poi la sua carriera come decoratore, anche se di questa attività non rimane ad oggi alcuna traccia. È certo tuttavia che dal 1811 al 1815 il pittore sostò a Mantova, lavorando insieme ad Agostino Comerio in Palazzo Goltara. Successivamente Canella si spostò a Venezia, dove poté aggiornarsi sulla tradizione settecentesca della veduta scenografica, iniziando a dedicarsi esclusivamente alla pittura di paesaggio. A partire dal 1819 il pittore espose con regolarità alle rassegne di Brera, prima di compiere nel 1822 un itinerario in Spagna e stabilirsi a Parigi, dove rimase fino al 1831. Affermatosi nell’ambiente artistico parigino, dove riscosse un discreto successo esponendo ai Salon, nel 1830 il pittore ricevé una medaglia d’oro da parte di Luigi Filippo, che gli acquistò alcune vedute della città. Nel frattempo Canella compì anche dei brevi viaggi in Olanda, in Alsazia e in Normandia, che lo resero incline a certe atmosfere nordiche neo-fiamminghe.

Intorno alla metà degli anni Trenta il pittore rifiutò la cattedra di pittura propostagli dall’Accademia di Venezia per poter continuare a dipingere con profitto nella capitale del lombardo-veneto, dalla quale poteva spostarsi con agio per esporre nelle rassegne accademiche di Vienna e Berlino.

Morì a Firenze l’11 settembre 1847.

Interprete pregevole della pittura paesaggistica romantica d’area lombardo-veneta, Canella si specializzò nella realizzazione di vedute cittadine in cui, alla visione scenografica popolata di figure, si accompagnano sublimi effetti atmosferici e l’interesse per momenti di vita contemporanea.

Di importanza documentaria è il dipinto La corsia dei Servi (olio su tela, 1836), opera in cui il pittore tratteggia uno dei corsi principali di una Milano che di lì a breve sarebbe stata sottoposta ad una totale trasformazione, brulicante di vita popolare, incanalata tra palazzi settecenteschi ad oggi non più presenti. Di carattere più raffinato e meno immediato è certa sua produzione più rigorosamente accademica che è accostabile a stilemi neoclassici più che a quelli romantici, come nel caso del dipinto Veduta di Porta Orientale a Milano (olio su tela, 1831 ca., collezione privata), che ricorda più da vicino le canoniche scene di vita borghese eseguite in Francia a cavallo tra XVIII e XIX secolo.

Al genere del ritratto il pittore si dedicherà solo nelle ultime fasi della sua attività, e ne ricordiamo l’Autoritratto nello studio (olio su tela, 1837, Milano, Galleria d’Arte Moderna), d’intonazione nordica, dove Canella si rappresenta intento a dipingere una grande tela in un ambiente lenticolarmente descritto, alla fiamminga.