Il pittore Casimiro Brugnone De Rossi nasce ad Ivrea nel 1818 e in una data imprecisata si trasferisce a Roma, dove trascorrerà il resto della sua vita. È certo che nel 1833 è già tra gli studenti dell’Accademia di San Luca, dove partecipa ai concorsi per la seconda classe di disegno. Nel 1835 partecipa al concorso della prima classe di pittura con un disegno rappresentante Gesù appare ai discepoli nel Cenacolo, in un momento in cui aveva preso a frequentare lo studio di Tommaso Minardi. Al 1840 risale la sua prima opera autonoma, esposta alla Sala di Piazza del Popolo, una grande tela avente per soggetto Il Redentore in casa di Lazzaro rimprovera Marta. Il pittore riuscì ad imporsi al Concorso Pellegrini del 1851 con un saggio dal tema Giobbe schernito dalla moglie. Con la Resurrezione di Cristo eseguita nel 1853 per la cappella Campana nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, esposta nella Sala di Piazza del Popolo, gli apprezzamenti ricevuti portarono il pittore ad affermarsi come uno tra i principali interpreti della scena romana. Seguì infatti di lì a breve la chiamata per partecipare alla decorazione della Basilica di San Paolo – affresco con San Paolo fa bruciare i libri ad Efeso – e viene ammesso ad esporre all’Esposizione Universale di Londra del 1862, dove inviò più di dieci dipinti. La sua ultima grande commissione risale al 1870, quando dipinge due tele per la Cattedrale di Santiago del Cile raffiguranti La Visitazione di Sant’Elisabetta e La Resurrezione, in cui riprende composizioni di opere precedenti.

Morì a Roma il 12 aprile 1876.

Attivo principalmente in un’arte di carattere sacro sul solco della tradizione della pittura romana di metà secolo, tra le commissioni più prestigiose ricevute dal pittore vi è la pala d’altare con La visione di san Pio V, firmata e datata 1856, licenziata per la chiesa dei Santi Pio e Antonio di Anzio su diretto incarico di papa Pio IX (olio su tela, in situ). Il dipinto, che raffigura papa Ghisleri intento a ricevere dall’Arcangelo Michele la visione della vittoria della flotta cristiana su quella turca, denuncia nella figura di Pio V l’appartenenza ad un accademismo tosco-romano nella diligenza del disegno e nella plasticità della posa, mentre l’Arcangelo Michele risente in misura maggiore di influssi puristi.

Nell’impresa eseguita nella cappella de’ Feoli in Santa Maria del Popolo, con gli affreschi della volta e la pala d’altare raffigurante San Tommaso di Villanova (olio su tela, 1860 ca.), il suo stile evolve maggiormente in chiave purista, riprendendo anche motivi decorativi del primo classicismo rinascimentale.