Nato a Traversevolo il 10 agosto 1885, lo scultore Renato Brozzi nel 1900 entrò a lavorare presso la locale Fonderia Artistica di Giuseppe Baldi, dove imparò l’arte del cesello e dello sbalzo mostrando un precoce talento. Nel 1903, grazie al sostegno del pittore Daniele de Strobel, l’artista entrò all’Accademia di Belle Arti di Parma, terminando il corso della durata quinquennale in soli tre anni, e nel 1905 fu già presente all’Esposizione Artistica parmense con un piatto d’argento sbalzato e cesellato a motivi floreali che riscosse l’apprezzamento della critica. A partire dal 1907, grazie ad una pensione concessagli dall’amministrazione comunale, lo scultore si trasferì a Roma, dove frequentò la Scuola del Nudo e la Regia Scuola d’Arte della Medaglia e iniziò a farsi apprezzare su scala nazionale grazie al fascino dei suoi manufatti. Con la partecipazione nel 1910 alle esposizioni di Bruxelles, Gand e Buenos Aires la sua fama raggiunse una risonanza internazionale, aggiungendosi al successo già maturato in patria, di cui possono citarsi le opere acquistate dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e dalla Galleria d’Arte Moderna del Castello Sforzesco di Milano. Divenuto membro dell’Accademia di Brera nel 1910 e dell’Accademia di Belle Arti di Parma l’anno seguente, nel 1919 lo scultore venne eletto accademico di merito della San Luca. A quello stesso anno risale il fondamentale incontro con Gabriele d’Annunzio avvenuto a Venezia, dove Brozzi aveva presentato la Spada d’onore realizzata per il generale Armando Diaz, la cui sontuosità colpì il celebre vate. Da quel momento ebbe inizio un rapporto non solo di committenza, ma d’intesa estetica e d’amicizia tra i due, interrotto solo dalla morte di D’Annunzio avvenuta nel 1938. Il poeta, tra le altre richieste, commissionò allo scultore la Targa ad Arturo Toscanini, con un leone reggente fra le zampe una cedra, e un servizio di undici piatti in argento per il refettorio di Cargnacco.

A partire dagli anni ’20 Brozzi venne largamente ingaggiato per la realizzazione di opere commemorative di destinazione pubblica, come nel caso del monumento ai caduti della Grande Guerra per il quale scolpì una Vittoria angolare (marmo bianco e bronzo, 1922-1923) per volere del comune natio, e la Vittoria alata (1923-1927) su commissione del comune di Casarano nel Salento con la stessa finalità.

Tra le più grandi soddisfazioni professionali dello scultore va certamente ricordato l’incarico nel 1936 del restauro del prestigioso Tesoro di Marengo, corredo in argento sbalzato del II secolo d.C. rinvenuto nei pressi di Alessandria.

Morì a Traversetolo il 21 marzo 1963.

Cesellatore dalla straordinaria perizia tecnica e raffinatezza decorativa, lo scultore fu sin da giovane affascinato dal mondo naturale ed animale, tanto che molte delle sue creazioni raffigurano appunto aquile e volatili di diverse specie, oltre ad animali selvaggi come leoni e cinghiali.

Il vasto consenso e la fama raggiunti permisero a Brozzi di dedicarsi a svariate tipologie di produzione scultorea, dagli arredi sacri, come il corredo d’argento donato dalla sorella nel 1970 alla Cattedrale di Parma, ai trofei da destinarsi come premio in occasione della vittoria di competizioni sportive (è il caso della Coppa Giuseppina Faelli per i Balilla vincitori delle gare di sci del 1927), fino a lavori di destinazione funeraria, come il Monumento a Fabio Bocchialini eretto sul monte Caio nel 1933.