Il pittore Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842, e viene avviato alla pratica del disegno dal padre Antonio, che lo incentiva allo studio e alla riproduzione delle opere rinascimentali conservate nei musei della città. Dopo aver frequentato lo studio dei fratelli Domenichini, nel 1862 Boldini si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, studiando con il pittore Stefano Ussi. Stringe amicizia in questo periodo con Michele Gordigiani e Cristiano Banti, iniziando a frequentare il Caffè Michelangelo e avvicinandosi al movimento macchiaiolo. Per completare la propria formazione il pittore si trasferì a Parigi nel 1867, rimanendo estasiato dall’incontro col realismo di Courbet e con l’esuberanza luministica degli impressionisti, che ebbero da lì in avanti un notevole influsso sulla sua prassi pittorica, che si scostò dalla “macchia”. Il pittore trascorse tutto il 1870 presso lo studio londinese messogli a disposizione da William Cornwallis-West, iniziando così la sua fervente attività nel genere del ritratto. Dal 1872 il pittore elesse Parigi a sede privilegiata, partecipando ai Salons con assidua frequenza e riscuotendo unanimi consensi. Nel 1899 Boldini vinse la medaglia d’oro esponendo alla Galleria d’Arte Moderna di Milano il Ritratto di Emiliana Conca De Ossa, mentre nel 1919 venne insignito della Legion d’Honneur conferitagli dal governo francese. Gli ultimi anni della sua vita il pittore fu costretto ad abbandonare la pittura a causa di un calo della vista, ma comunque conobbe e sposò nel 1929 la giornalista Emilia Cardona. Morì a Parigi il 29 ottobre 1931.

Ritrattista alla moda di dame eleganti e smaliziate, le opere di Boldini incarnano a pieno lo spirito e il fascino della Belle Époque, la sua mondanità, irruenza e benessere.

La sua pennellata vibrante e frenetica, dai caratteri impressionistici, ha saputo esaltare la bellezza femminile in maniera unica e originale, animata da una tavolozza virtuosistica, come nel caso del dipinto che ritrae Mademoiselle De Nemidoff (olio su tela, 1908, collezione privata), estremamente seducente nel suo vestito scollato, lo sguardo fisso e conturbante.

Attraverso il pennello di Boldini sono giunte a noi le fattezze di numerose personalità illustri dell’epoca, a testimonianza della sua fama presso la borghesia e l’aristocrazia europee. Degno di nota è il pastello con il Ritratto di Giuseppe Verdi (1886, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), in cui il compositore è immortalato in un’espressione franca e malinconica, che al pittore piacque più di quello che aveva eseguito ad olio.

Particolarmente cospicua è la produzione grafica del pittore, fatta di segni sottili e rettilinei, che testimonia la sua incessante ricerca e ansia progettuale; pratica attraverso cui si manifesta la vera anima del pittore, fatta di un’arte per nulla improvvisata